‘Corto e a Capo’, il direttore artistico Rinaldi: “Il cinema ed il territorio protagonisti assoluti del Festival”

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Antonella Marano – E’ tutto pronto per Corto e a Capo, il Festival Internazionale del cortometraggio più atteso del momento che sarà realizzato (dal 22 al 26 agosto) tra i comuni di San Nicola Baronia, Grottaminarda e Venticano.

A svelare i dettagli e tutte le curiosità relative al festival è il direttore artistico Umberto Rinaldi.

Direttore, come nasce l’idea di ‘Corto e a Capo’? Cosa vi ha spinto ad organizzare un evento che, in questi quattro anni, ha raggiunto scenari internazionali?

L’idea ha radici molto antiche ma, in questi ultimi quattro anni di storia abbiamo potuto puntare, oltre che su un gruppo capace e maturo, anche su una serie di opportunità nuove e di relazioni (internet, partnership con realtà regionali e nazionali) che ci hanno consentito di fare passi da gigante nell’organizzazione del festival e che ci consentono ancora oggi di offrire una varietà di visioni veramente ampia, che supera i confini nazionali ma anche europei.

Questo è un aspetto che ci sta particolarmente a cuore, non solo perché come amanti del cinema spesso all’estero possiamo scoprire preziose gemme di cinema nascosto, ma anche per poter proporre visioni diverse, che raccontano realtà spesso molto distanti dalle nostre, e che aiutano noi e tutto il pubblico del festival a poter vedere le cose da angolazioni diverse, da prospettive nuove”.

Perché nasce a Venticano? Cosa rafforza il legame con il Festival e l’Irpinia?

Corto e a capo nasce a Venticano perché è, di fatto, la naturale prosecuzione di un percorso che avevamo iniziato nei primi anni 2000 proprio a Venticano, con uno dei primi festival di cortometraggi della Campania, un festival che è andato avanti per 7 anni e che si è concluso a causa di problemi legati all’ente che allora lo organizzava.

Sia in alcune delle persone che ci lavoravano e sia, soprattutto, tra i cittadini di Venticano, era rimasto vivo il bisogno di un festival del genere e per questo, con una parte del nucleo iniziale, e grazie alla spinta delle persone che ce lo chiedevano, abbiamo deciso di ripartire con una nuova manifestazione. La scelta di denominarla “Corto e a capo” è stata fatta proprio per sancire la volontà di ripartire da zero mantenendo la centralità del cortometraggio.

In questi quattro anni il legame con il territorio è stato molto forte: attraverso proiezioni in vari luoghi, workshop e laboratori con giovani e meno giovani, stiamo perseguendo la nostra missione di portare il cinema sul territorio non soltanto come intrattenimento o evento culturale (già questo importante in luoghi dove le sale sono spesso assenti o lontane) ma anche come possibile linguaggio per raccontare e raccontarsi, in un’epoca in cui l’immagine è centrale nelle nuove forme di comunicazione.

Dai ragazzi delle scuole agli anziani seduti a giocare a carte al bar, dai giovani universitari agli imprenditori di vario tipo, in queste quattro edizioni tutti si sono cimentati con la possibilità di esprimersi attraverso il video e attraverso le immagini.

Parliamo del tema scelto quest’anno: l’emigrazione giovanile. La fuga dei cervelli dal Belpaese ma la voglia di ritornare alle origini. Perché si può ancora scommettere e credere nelle potenzialità del nostro territorio.

“Il tema di quest’anno è ‘Se resto è perché’, un tentativo di analizzare, sempre attraverso le immagini, che cosa spinge alcune persone a fermarsi sul proprio territorio, a investirci, se necessario anche a soffrire per realizzare i propri progetti nel posto in cui è nato o in cui ha scelto di vivere. Questo tema, oltre ad essere la chiusura del cerchio dopo due edizioni in cui si era parlato di immigrazioni e di migrazioni, è stato per noi centrale in tutte le attività svolte e lo sarà anche per il resto dell’anno visto che abbiamo ancora in calendario diversi appuntamenti, proiezioni e workshop con scuole ed enti sociali per tutto il 2018.

Quindi il territorio diventa protagonista ma non, come spesso accade, in quanto destinatario di promesse o di slogan esaltanti, ma come testimone di storie reali, di persone o di iniziative che ce l’hanno fatta nonostante tutto.

L’idea di restare però può essere globale, per questo abbiamo deciso di assegnare un premio al corto che meglio incarna questo sentimento e insieme a Slow food Avelllino, abbiamo istituito il premio 3C, (campi, cibo e comunità) che vuole sottolineare la centralità della terrà nel ciclo vitale dell’uomo.

Quanti corti sono in gara come si svolgerà l’evento distribuito in tre comuni irpini?

I corti in gara quest’anno sono circa 500, solo 36 sono stati selezionati tra i finalisti, purtroppo come ogni anno lasciarne fuori alcuni è un vero strazio, ma cercheremo di recuperarli fuori concorso in altri eventi e iniziative che svolgeremo durante l’anno.

Per quanto riguarda i film in concorso invece, le serate si svolgeranno dal 22 al 26 agosto. Le prime tre sere saremo in trasferta, il 22 a San Nicola Baronia, dove inizieranno le proiezioni in gara e parallelamente la Proloco I Falò di San Nicola organizzerà anche una serata culinaria, il 23 e il 24 invece saremo a Grottaminarda, nel caffè letterario del Castello D’Aquino, dove ci saranno proiezioni dei corti in gara e la presentazione di due lavori fuori concorso: “Agadah – behind the scenes” di Marco Marrapese e “Dentro e fuori l’autismo” di Alessio Saglio.

Per le due serate finali invece torneremo alla base con proiezioni dei finalisti e assegnazione dei premi a Venticano il 25 agosto e con le proiezioni dei risultati del workshop “Se resto è perché”, documentari partecipati girati a Venticano e in Irpinia.

Alla serata del 25 agosto parteciperà anche l’attore Francesco Paolantoni, mentre a chiudere il festival durante la serata del 26 ci sarà un concerto inedito del duo Roy Paci- Carmine Ioanna, tromba e fisarmonica per ripercorrere colonne sonore cinema, colori e musiche dal mondo.

In tutte le serate chi assisterà alle proiezioni potrà anche esprimere il proprio voto contribuendo ad assegnare il premio del pubblico, un riconoscimento che ci sta molto a cuore e che ci consente di coinvolgere il pubblico in modo attivo nelle visioni”.

Quale augurio fa al suo Festival e cosa si aspetta da questa quarta edizione?

A Corto e a capo auguro fondamentalmente due cose, apparentemente opposte ma non incompatibili: di non cambiare, di mantenere la centralità del cinema come missione e come linguaggio principe, anche quando questo può apparire difficile e penalizzante, e allo stesso tempo di evolversi, di generare nuove relazioni e di aprirsi a nuove contaminazioni, come ha fatto finora in questi 4 anni.

Daena, l’associazione che organizza l’evento, è fatta principalmente di appassionati di cinema ma che poi nella vita sono anche psicologi, sociologi, persone che operano nel sociale, sul territorio e che perseguono quello che è scritto nello statuto dell’associazione stessa, ossia raggiungere, attraverso il cinema, un benessere e un miglioramento individuale, sociale e culturale. Perciò da questa quarta edizione, oltre che il tradizionale successo qualitativo e quantitativo che non guasterebbe, ci auguriamo di poter fare un altro passo verso i nostri obiettivi di affermazione del cinema e di miglioramento del benessere individuale e collettivo delle persone che incontreremo grazie al cinema“.

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