AVELLINO- “Solidarietà verso l’avvocatura e la magistratura irpina coinvolta a vario titolo nella vicenda, invitando ciascuno ad evitare di tentare di condizionare la libertà di azione e la serenità delle decisioni, mediante forme di pressione che travalichino il legittimo diritto di critica verso l’operato degli attori del processo penale per restituire senso ai talora abusati richiami alla “fiducia nella giustizia” . Si chiude così la delibera della Camera Penale Irpina che è intervenuta sulla vicenda aperta della decisione del Tribunale di Avellino di attenuare la misura cautelare nei confronti dei due indagati per l’omicidio di Roberto Bembo, Niko Iannuzzi e Luca Sciarrillo. Si parte proprio dallo striscione apparso dopo la decisione e al corteo: che alla notizia ha fatto seguito prima l’affissione di un manifesto sulla porta carraia del Tribunale di Avellino con la scritta “Vergogna” e subito dopo l’organizzazione di una pubblica manifestazione, in forma di corteo con altri striscioni, alcuni invocanti “interventi privati”, che dalla cittadina di Mercogliano è giunto dinanzi all’ingresso del Tribunale di Avellino per chiedere “giustizia per Roberto”. E che dopo le dichiarazioni del penalista Gaetano Aufiero: “che dopo l’intervento dell’avvocato difensore dei due indagati che, dopo aver espresso umana comprensione per le ambasce dei genitori della giovane vittima, ha richiamato la necessità di rispettare le decisioni dei giudici, che se non condivise possono essere legittimamente criticate attraverso le forme previste dall’ordinamento, ma giammai additate ad esempi di ingiustizia né indicate come meritevoli di rimedi privati, si è scatenata una disordinata canea in cui ciascuno ha ritenuto di voler dire – a sproposito – la sua; che tra tutte, l’affermazione più indecente pare essere quella secondo la quale per il pur grave delitto in contestazione il carcere preventivo non sarebbe sostituibile con nessuna altra misura, ancorché l’ordinamento penale italiano sancisce principi assolutamente opposti cui si è conformato il Giudice per le Indagini preliminari presso il Tribunale di Avellino; rilevato che è necessario ricordare che l’osservanza effettiva del principio di autonomia ed indipendenza della magistratura, troppo spesso richiamato solo a parole e quando conviene, non può tollerare critiche in forme di dileggio o peggio, come quelle che sono state vergate su alcuni dei suddetti striscioni; che tra le modalità di critica alle decisioni dei magistrati non possono farsi rientrare le manifestazioni di piazza da parte di chicchessia, e che queste di per sé minano la serenità delle decisioni della magistratura;che peraltro è ormai sempre più frequente che quando, nel silenzio assordante di tutti coloro che avrebbero il dovere di esprimersi richiamando ciascuno al dovere di rispettare le regole della civile convivenza a tutela dello stato di diritto, l’unica voce che si leva è quella dell’avvocato penalista”.