Corruzione negli appalti alla Provincia di Benevento: misure cautelari anche in Irpinia

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Nella mattinata odierna, all’esito di complessa indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Benevento, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Benevento hanno dato esecuzione -nelle province di Benevento, Napoli, Caserta, Avellino e Salerno- ad un’ordinanza applicativa di misure cautelari personali, di cui 8 misure degli arresti domiciliari e 10 misure interdittive del divieto temporaneo di contrattare con la pubblica amministrazione per 12 mesi, emessa dal GIP presso il Tribunale di Benevento, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di 18 indagati, pubblici ufficiali in servizio presso la Provincia di Benevento, professionisti e imprenditori, allo stato ritenuti gravemente indiziati -a vario titolo e in concorso tra loro- dei delitti di corruzione aggravata, turbata libertà degli incanti, rivelazione di segreti d’ufficio ed emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti in relazione ad 11 procedure pubbliche di appalto indette e/o gestite dalla Provincia di Benevento, Provincia di Caserta e Comune di Buonalbergo (BN), nonché dei reati di tentativo di induzione indebita a dare o a promettere utilità, tentativo di concussione, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente e falso ideologico.

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Nei confronti di quattro indagati è stato altresì disposto dal GIP, ed eseguito in data odierna, il sequestro preventivo, anche per equivalente, di somme di denaro pari a complessivi 49.500,00 mila euro, costituenti il prezzo dei reati di corruzione finora accertati e di cui si ritiene siano già stati acquisiti elementi in relazione alla loro effettiva consegna tra privati corruttori e pubblici ufficiali/intermediari dei pubblici ufficiali corrotti.

L’attività investigativa ha tratto origine dalle puntuali dichiarazioni di un ingegnere dipendente della Provincia di Benevento, che si recava spontaneamente presso gli Uffici del Comando Provinciale di Benevento denunciando una istigazione alla corruzione, consistente nella consegna di una somma di mille euro in contanti custodita in una cartellina, commessa ai suoi danni da un collega, funzionario della Provincia di Benevento e sindaco di un Comune del beneventano: in particolare i due, al momento dei fatti lamentati, erano rispettivamente presidente e membro della commissione giudicatrice di una procedura pubblica di appalto, gestita dalla Provincia di Benevento, avente ad oggetto la progettazione esecutiva e la direzione lavori inerenti alla nuova costruzione di istituto scolastico all’interno e confinante con l’area scolastica dell’esistente I.I.S. A.M. De Liguori di Sant’Agata de’ Goti (BN), dall’ importo complessivo di euro 204.536,08.

Oggetto della consegna, secondo quanto è poi emerso dalle attività, era il compimento di atti contrari ai doveri d’ufficio, già commessi e da compiere, per favorire il raggruppamento temporaneo di professionisti che si era aggiudicato provvisoriamente la procedura.

Lo sviluppo delle indagini -consistite nell’escussione di persone informate sui fatti, acquisizione di documentazione, plurime attività tecniche nonché accertamenti bancari e patrimoniali (su quest’ultimo aspetto, con l’ausilio di personale in servizio presso il Comando provinciale della GDF di Benevento aggregato agli uffici della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Benevento)-consentiva progressivamente di acquisire gravi indizi di colpevolezza, in ordine a numerosi episodi, oggetto di provvisoria contestazione, di corruzione e turbata libertà degli incanti riguardanti ulteriori e diversi appalti pubblici, il tutto inserito in un quadro di sistematica deviazione dal corretto svolgimento delle pubbliche funzioni e di pregiudizio alla libera concorrenza tra le imprese e alla selezione delle migliori offerte nel settore delle procedure ad evidenza pubblica.

In particolare, monitorando il funzionario pubblico sopra citato, emergeva la figura di un professionista, titolare di un’impresa di progettazione con sede a Benevento, a lui strettamente legato e con lui costantemente operante nell’attività corruttive o di turbativa di importanti procedure pubbliche inerenti ad appalti di servizi di ingegneria e progettazione ovvero di affidamento di lavori.

La notevole complessità dell’indagine è stata determinata dalle diverse modalità con cui gli indagati hanno agito, pattuendo accordi corruttivi o turbando procedure di gara senza seguire mai un unico schema comportamentale: le utilità promesse o consegnate sono consistite in somme di denaro in contanti versate/ricevute sia prima della indizione dell’appalto che successivamente all’aggiudicazione, ovvero somme di denaro stabilite in percentuale rispetto all’importo dell’appalto e dissimulate dall’affidamento formale di incarichi professionali agli indagati o da fatture per operazioni inesistenti o anche mediante scambio di favori nell’affidamento di incarichi.

Nel prosieguo delle attività venivano acquisiti gravi indizi in ordine ad ulteriori episodi corruttivi riguardanti i seguenti appalti:

– l’affidamento dei lavori di miglioramento, adeguamento, messa in sicurezza e riammagliamento tra le strade provinciali SP. nn. 30, 32, 33, 34 e 45 I lotto, procedura pubblica indetta dal Comune di Buonalbergo (BN)

-l’affidamento di lavori di riammagliamento, miglioramento, riqualificazione e messa in sicurezza della s.p. 45 Montefalcone di Val Fortore – s.s. 90 bis, procedura pubblica indetta dalla Provincia di Benevento per un importo a base d’asta di complessivi € € 4.605.325,61

-l’affidamento dei lavori di bonifica e messa in sicurezza permanente dell’ex discarica comunale di Buonalbergo -località Cerreto di 1.591.827,75 €, gestita dal comune di Buonalbergo;

-l’affidamento di lavori di ripristino della funzionalità e messa in sicurezza di tratti delle SP. 45-48-49-50 per un importo di complessivi euro 535.363,86, gestita dalla Provincia di Benevento

Nel corso delle indagini, inoltre, le conversazioni intercettate consentivano di svolgere ulteriori approfondimenti investigativi su ulteriori gare, e segnatamente quelle relative alla manutenzione degli istituti scolastici in cui stazione appaltante è la Provincia di Benevento.

Sulle numerose gare oggetto di interesse da parte degli indagati, si è ritenuto che per una di esse -ed in particolare per la manutenzione dell’istituto Livatino di Circello (BN), dall’importo di euro 998.000,00- sia stata raggiunta la gravità indiziaria di due distinte turbative con il coinvolgimento del vertice politico della Provincia che dava indicazioni sulla impresa che doveva aggiudicarsi la gara

Non può non segnalarsi che in alcune delle conversazioni, peraltro, alcuni indagati -conversando tra di loro o con terze persone- facevano espresso riferimento ad un sistema che prima vedeva la “parte tecnica” prevalere nel favorire le imprese protette, per amicizia o per elargizioni di somme di denaro, e che adesso stava andando in crisi per le richieste della  “parte politica” di contare. Lamentandosi i   principali autori della “spartizione” di una iniqua e asimmetrica spartizione -tra i “tecnici” e la parte “politica”- delle nove procedure riguardanti la manutenzione delle scuole, al punto che emergeva l’ipotesi che le procedure amministrative delle gare avrebbero potuto anche avere dei rallentamenti se non fosse stato trovato un punto di equilibrio nella gestione illecita degli affidamenti.

Nel corso dell’attività investigativa venivano altresì acquisiti elementi di gravità indiziaria in relazione alla turbativa d’asta di due gare di appalto concernenti la progettazione di lavori per la riduzione del rischio idraulico e idro-geologico sui torrenti denominati Capuano e Ratello di Guardia Sanframondi, gestite come stazione unica appaltante dalla Provincia di Benevento.

Il tenore delle conversazioni captate, da cui si desumeva l’interesse alla gestione illecita degli appalti in corso di svolgimento, trovava conferma -secondo l’ipotesi accusatoria accolta dal GIP- nelle successive denunce di un ex Dirigente della Provincia di Benevento e dell’originario denunciante.

In particolare l’ex dirigente, recatosi spontaneamente in Procura, riferiva di aver ricevuto reiterate pressioni da parte del presidente della provincia  di Benevento per cui lavorava, in un momento in cui aspirava ad una riconferma, al fine di pubblicare -nel più breve tempo possibile e senza pubblicazione in gazzetta ufficiale- una procedura para comparativa per l’incarico temporaneo ex art. 110 TUEL di Dirigente dell’Area Tecnica al fine poi di selezionare un nominativo predeterminato. L’evento tuttavia non si realizzava per il rifiuto opposto dal denunciante. Per questi motivi si contestavano provvisoriamente, nei confronti del presidente della provincia di Benevento -pubblico ufficiale, autore delle condotte sopra descritte- i delitti di tentativo di induzione a dare o promettere utilità e turbata libertà degli incanti.

E’ opportuno precisare che il Dirigente dell’Area Tecnica è componente di diritto, in qualità di Presidente, in tutte le commissioni giudicatrici di appalti pubblici indetti e gestiti dall’area tecnica dell’ente locale. Per tale motivo si è ritenuto che la condotta denunciata si inserisse coerentemente nel quadro di condotte deviate che erano già in corso di accertamento per ulteriori e diverse procedure.

Infine, sono stati contestati al citato Dirigente, poi nominato, in servizio presso la Provincia di Benevento i reati di falso ideologico, di turbata libertà degli incanti e di tentativo di concussione in ordine a due diverse gare d’appalto. Nella prima attestava contrariamente al vero che si rendeva necessario affidare il predetto incarico a professionalità esterne all’amministrazione in considerazione del carico di lavoro dei dipendenti in servizio all’interno dell’ente, mentre in realtà era consapevole che un  funzionario della Provincia di Benevento, a seguito di interpello interno, aveva manifestato la sua disponibilità a svolgere la direzione dei lavori, adoperandosi anche per far negare il nulla osta a tale dipendente: in tale maniera consentiva l’affidamento di un servizio -che peraltro veniva aggiudicato alla stessa società di professionisti coinvolta nell’episodio corruttivo avente ad oggetto la gara pubblica indetta dalla Procedura di Caserta- che si sarebbe potuto espletare con inferiore esborso di denaro pubblico per la pubblica amministrazione.

Da ultimo, con riferimento ad altra gara, il predetto Dirigente intendeva imporre ad un dipendente dell’Ente preposto alla gara la indicazione di 5 imprese da lui prescelte senza alcun criterio di trasparenza e rotazione, che avrebbero dovuto essere invitate e tra le quali vi sarebbe stata l’aggiudicataria della procedura consegnando allo stesso un fogliettino manoscritto e poi un foglio dattiloscritto recanti l’indicazione delle imprese. L’evento tuttavia non si realizzava, per il rifiuto del dipendente.