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Corruzione elettorale e appalti in cambio di soldi. La Procura chiede il processo per i 18 indagati

AVELLINO- Rischiano il processo i diciotto indagati per reati che vanno dalla corruzione per un atto contrario ai doveri di ufficio, turbata liberta’ degli incanti e corruzione elettorale nel filone avellinese dell’inchiesta sulle Regionali 2020 ed in particolare su Pratola Serra . Quattordici capi di imputazione. Il Comune di Pratola Serra individuato come parte offesa nel procedimento. Il pm che ha coordinato le indagini dei Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Mirabella Eclano, il pm Cecilia De Angelis ha firmato le richieste di rinvio a giudizio nei confronti degli indagati, che dovranno comparire davanti al Gup del Tribunale di Avellino Fabrizio Ciccone il prossimo 28 gennaio. Il collegio difensivo e’ composto dagli avvocati Alberico Villani, Enrico Matarazzo, Ennio Napolillo, Claudio Frongillo, Teodoro Reppucci, Annibale Schettino, Gaetano Manzi, Sabino Farese, Alfonso Egidio, Daniela Lepore, Carmelina Aurillo, Raffaele Tecce, Nello Pizza.

Gli indagati principali sono Antonio ed Emanuele Aufiero, all’epoca dei fatti presidente del consiglio comunale il primo (ma secondo la Procura il vero dominus) per presunte vicende di corruzione documentate dalle indagini dei Carabinieri della Compagnia di Mirabella Eclano, coordinati dalla Procura di Avellino che avevano anche eseguito intercettazioni ambientali e telefoniche nei confronti degli indagati . Tutti erano già stati destinatari di un avviso di conclusione delle indagini preliminari firmato dal Procuratore della Repubblica Domenico Airoma e dal pm titolare delle indagini, il sostituto procuratore Cecilia De Angelis . Nell’ottobre del 2020 per provvedere ad individuare tutti gli imprenditori che potevano concorrere a versare somme per i debiti contratti per la campagna elettorale delle Regionali del 2020 che in un primo tempo si sarebbero dovute svolgere in aprile ma erano state poi celebrate a settembre dall’allora Presidente del Consiglio Comunale Antonio Aufiero, candidato nelle liste di Forza Italia e di fatto secondo la Procura vero dominus dell’amministrazione comunale, sia il sindaco dell’epoca Emanuele Aufiero (fratello del candidato) che altri esponenti della locale amministrazione si sarebbero fatti consegnare soldi dietro la promessa di affidamenti da parte dell’amministrazione comunale. Dal primo imprenditore avrebbero ricevuto mille euro. Dall’impresa che gestiva il depuratore comunale all’epoca dei fatti (7 ottobre del 2020) oltre alla promessa di 30mila euro ci sarebbe stato il versamento di una somma di 1500 euro. Il caso più eclatante era quello dell’affidamento della gestione della pubblica illuminazione ad un’impresa della zona, che in cambio si sarebbe occupata di tutti i costi della campagna elettorale. Quelli per allestire il Comitato Elettorale di Aufiero in Via Dalmazia ad Avellino, oltre a coprire anche le spese per il soggiorno il 14 e 15 agosto 2020 in un hotel della Costiera Amalfitana. Nell’inchiesta della Procura di Avellino ci sono anche nove elettori indagati in concorso con lo stesso candidato alle elezioni regionali del 2020 Antonio Aufiero per “corruzione elettorale”, ovvero la violazione dell’art. 86 (comma 1 e 2) del Dpr 570/1960. Almeno dieci i capi di imputazione che riguardano questo secondo capitolo dell’indagine condotta dai Carabinieri di Mirabella Eclano. Dal posto auto per un parente disabile all’interessamento per una visita di invalidità, passando per la garanzia di nomina di scrutatore fino all’inserimento di familiari in un progetto del Comune di Pratola Serra che doveva partire il 5 agosto 2020 ma era invece partito il 1 settembre secondo le accuse della Procura di Avellino per volontà dello stesso Antonio Aufiero, senza alcun atto ufficiale. Il progetto in questione era quello denominato “Tutela Ambiente e Sorveglianza del Territorio Pratola Serra 3”. Questo progetto era stato tra l’altro annullato dalla Commissione Straordinaria insediata presso il Comune di Pratola Serra, perché violava i principi di reclutamento del personale presso la pubblica amministrazione. A questi profili si aggiungevano anche promesse di interventi per posti di lavoro in fabbriche anche di carattere nazionale. Con l’intervento di un vero e proprio procacciatore che al telefono segnalava di aver trovato una persona il cui figlio aveva inviato ad una nota azienda il proprio curriculum. Anche in questo caso dopo l’incontro c’era stata la promessa del voto.

Un altro filone delle indagini, con un avviso della Procura della Repubblica di Napoli, riguarda altri sette indagati per l’ipotesi di accesso abusivo al sistema informatico. Per questo secondo filone si attendono le determinazioni della Procura di Napoli.

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