“Siamo gay e conviviamo in centro ad Avellino”. Storia di una coppia felice

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Pasquale Manganiello – Si avvicinano i giorni in cui al Senato si inizierà a discutere delle “unioni civili” e Alfano ha già fatto sapere che questo punto non fa parte del programma di governo, né tantomeno ne fa parte la disciplina sulle adozioni o sull’affido. Al di là del provvedimento in sè, la domanda che un italiano dovrebbe porsi è se i cittadini omosessuali italiani abbiano gli strumenti per essere uguali agli altri cittadini. Se si risponde a questa domanda, c’è poco da discutere dell’utilità, dell’opportunità, della necessità degli strumenti legislativi da approvare.

In Campania, Benevento è stato il secondo capoluogo di provincia, dopo Napoli, ad aver approvato il registro delle unioni civili. Quello che va specificato è che non tutela solo le coppie omosessuali ma qualsiasi coppia di qualsiasi orientamento sessuale. Questo registro manca ancora ad Avellino.

Abbiamo deciso di intervistare una coppia gay – di cui per “prudenza”, dovuta ai preconcetti che ancora, purtroppo, persistono nel capoluogo irpino, non riveleremo i veri nomi – che convive ad Avellino e che spera fortemente che il disegno di legge per le unioni civili  vada finalmente in porto.

Riccardo e Livio mi accolgono nella loro casa in centro città, molto sobria, accogliente e caratterizzata da una certa essenzialità, insieme al loro cane. Sono entrambi avellinesi doc. Subito, senza esitazioni, mi raccontano di come si sono conosciuti.

“Ci siamo conosciuti circa 5 anni fa e siamo andati a convivere dopo soli pochi mesi. Una decisione forse un po’ avventata ma ci siamo arrischiati e, se tornassimo indietro, nonostante tutti i problemi in più rispetto alle coppie etero, è una scelta che rifaremmo mille volte”.

L’ADOLESCENZA“Abbiamo avuto esperienze completamente diverse in passato – spiega Riccardo – per quanto mi riguarda durante tutta la mia adolescenza ho vissuto nel nascondimento. Livio è già dichiarato da tempo mentre io no, per nulla. Se lo capiscono è bene, ma non vado a dire o a chiedere a chi incontro qual è il mio o il suo orientamento sessuale. Anche la mia famiglia sa ma fa finta di non sapere. Da ragazzo ho vissuto questa condizione praticamente da ‘castrato’. Ho un’educazione cattolica alle spalle e questo rendeva tutto più conflittuale. Livio ha accettato subito questa consapevolezza, io assolutamente no. Per un periodo ho avuto anche relazioni con delle ragazze perchè non accettavo la mia omosessualità né la società mi aiutava ad accettarla. Le mie prime esperienze le ho vissute nel nascondimento: delle chat che pullulano di questi tempi, quando ero ragazzo, non c’era traccia. Oggi i siti di incontri si sprecano, c’è persino un app che puoi scaricarti sul telefonino.”

Totalmente opposta l’esperienza di Livio:

“Ho cominciato a capire alle medie che c’era un’attrazione verso il mio stesso sesso. Poi a 15 anni ho frequentato una breve psicoterapia , un percorso utile in cui ho inquadrato me stesso, in cui mi sono fatto un esame di coscienza. Mi sono detto: voglio continuare ad infilare la testa sotto la sabbia o voglio iniziare a godermi la vita? Ho preferito scegliere la seconda.”

“Le situazioni più difficili  – continua – mi si sono presentate all’inizio delle superiori. Quella che ricordo maggiormente fu quando, a via de’ Conciliis, un amico urlò frasi omofobe nei miei riguardi davanti a tutti. Per il resto solo sfottò, voci di corridoio ma mai offese verbali o intimidazioni fisiche. Quando ho fatto coming out paradossalmente ho superato tutti i problemi, forse perché sono stato onesto. Pian piano mi sono trovato sempre meglio con me stesso e con gli altri, ad Avellino come fuori. Recentemente è cambiata molto la forma, l’omofobia è diventata quasi uno stigma, ci sono stati molti passi avanti anche ad Avellino e l’esperienza del mio coming out lo dimostra, ma in realta, nella sostanza, non è cambiato tanto.”

I POSTI DI RITROVO AD AVELLINO“Non ci sono posti di ritrovo – mi confermano – magari si sa che quel locale è gay friendly perché il proprietario è gay. In realtà crediamo che non esista una comunità avellinese a livello civico, figuriamoci a livello omosessuale. Certo , esistono delle comitive e poi c’è la zona dello stadio che è un vero e proprio battuage”.

LA VISIONE DISTORTA DEI GAY PRIDE – “E’ chiaro che la notizia viene veicolata – sottolinea Livio – io sono stato a molti gay pride e sono andato lì vestito normalissimo, come migliaia di ragazzi. Il 5% delle persone manifesta in modo più eccentrico e le telecamere mettono solo in risalto ciò che vogliono far passare. Capisco che certe persone vedendo quelle cose possano essere infastidite ma io dico che quando c’è il pregiudizio non c’è immagine o non immagine che tenga. Inoltre il gay pride è una marcia che ha anche connotazioni carnevalesche. Io non condivido quel tipo di esibizione ma si vede ben di peggio in tv e non riconosco le stesse reazioni.”

Il ddl Cirinnà approderà in aula a Palazzo Madama il 26 gennaio e potrebbe segnare l’inizio di un avvicinamento di civiltà rispetto a tutti gli altri Paesi europei. Il ddl regolamenta le unioni civili tra persone dello stesso sesso e la disciplina delle convivenze. Ciò che maggiormente fa discutere riguarda la stepchild adoption ossia letteralmente “Adozione del figliastro”, istituto per il quale una delle due persone può adottare il figlio naturale dell’altra, come avviene per i coniugi. La Chiesa cattolica è contraria alla legge, soprattutto nella parte relativa alle adozioni, e sostiene che, piuttosto delle unioni civili, sarebbero più urgenti interventi a sostegno della famiglia.

“Nonostante questo disegno di legge sia stato caratterizzato da un gioco al ribasso – evidenzia ancora Livio – per noi sarebbe comunque una grande vittoria che ci porterebbe solo di 10 anni indietro rispetto ad altri Paesi europei poiché al momento siamo almeno indietro di 30 anni. Ad esempio, in Spagna, vige una forma del tutto parificata, c’è il matrimonio egualitario con la possibilità di adottare figli.

Noi, come altri gruppi discriminati, abbiamo il sogno, se lo possiamo chiamare sogno, di avere uguali diritti rispetto agli altri in quanto abbiamo gli stessi doveri: paghiamo le tasse normalmente. C’è dibattito sulla possibilità di adottare il figlio del proprio compagno ma, già oggi di fatto, non avremmo nessun problema a rivolgerci ad un Paese civile come gli Stati Uniti in cui potremmo tranquillamente fare la fecondazione eterologa con una ragazza totalmente conseziente e avere un figlio. Quando torni qua hai una famiglia e non possono toglierti il bambino. Il problema è scottante anche relativamente alla possibilità di una separazione ed alla conseguente condizione di difficoltà del bambino ma il compito di un legislatore è normare la realtà e se la realtà è questa va regolamentata nonostante l’influenza fortissima del Vaticano”.

Al termine della chiacchierata, Riccardo chiosa sottolineando il bisogno insopprimibile di uguaglianza:

“La chiesa dovrebbe tornare al messaggio evangelico che è quello di amare, lo Stato dovrebbe preoccuparsi invece di regolamentare la vita dei consociati e non di giudicare le loro scelte affettive. Ritorniamo ad essere persone! E’ assurdo che nel 2016 siamo ancora così indietro: se l’uguaglianza è logica, è strano tutto ciò che avviene intorno. Resta il fatto che se la società non accetta ciò che sarà legislativamente previsto, la discriminazione continuerà ad esistere”.

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