Convegno su “La salute mentale nel regime carcerario” ad Avellino

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E’ in programma domani, 25 giugno, alle ore 16,00 presso il complesso culturale dell’ex Carcere Borbonico, il convegno sul tema “La salute mentale nel regime carcerario. La situazione e le prospettive”.
L’iniziativa è stata promossa dalla Provincia di Avellino, dal Garante dei diritti delle persone private della libertà personale della Provincia di Avellino, dalla Fondazione Brodolini e dall’Istituto Psicoanalitico per le Ricerche Sociali. Il programma prevede i saluti del Commissario Straordinario della Provincia, Raffaele Coppola. A seguire l’introduzione a cura di Carlo Mele, Garante Provinciale dei diritti dei detenuti. Interverranno al dibattito: Raffaele Bracalenti –Presidente IPRS; Don Virgilio Balducchi – Ispettorato Generale dei Cappellani; Rosanna Romano – Direttore Generale delle Politiche sociali Regione Campania; Mario Vasco – Direttore Generale Area Prevenzione e Assistenza Regione Campania; Antonella Barone – Dipartimento Amministrazione penitenziaria –Ministero della Giustizia.
Alle 17, 15 ci sarà la tavola rotonda, con Mario Coi della Fondazione Giacomo Brodolini nel ruolo di moderatore. Si parlerà di “Situazione sanità penitenziaria e programmazione regionale” con Adriana Tocco, Garante Regionale. Previste, inoltre, le relazioni su “Analisi quantitativa del fenomeno e confronti nazionali (a cura di Natalia Buzzi); “Il ruolo dell’Assistenza psicoterapeutica in regime carcerario” (a cura di Sergio Florio ASL Avellino); “Il ruolo delle strutture territoriali per l’assistenza psichiatrica” (a cura di Franco Scarpa).
“Un terzo dei detenuti italiani soffre di una malattia mentale – spiegano i promotori – Su circa 59mila persone presenti nelle carceri italiane i conti sono presto fatti. Ventimila è un numero calcolato per difetto: psicosi, depressione, disturbi bipolari e di ansia sono la norma nel 40% dei casi, a cui vanno aggiunti poi i disturbi di personalità borderline e antisociale. Persone a volte già malate, altre che si ammalano durante la detenzione complici il sovraffollamento, il contesto, la popolazione straniera di difficilissima gestione. In questa situazione i cosiddetti detenuti sani finiscono per trovarsi in un inferno aggiuntivo che, nella peggiore delle ipotesi, può portare anche al suicidio. In Italia, quelli compiuti in carcere hanno numeri nove volte superiori rispetto alla popolazione generale con tassi aumentati negli ultimi anni di circa il 300%”.

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