Consiglio notarile: “Avellino è un paesone da terzo mondo”

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Avellino Corso Vittorio Emanuele
Avellino Corso Vittorio Emanuele

«Avellino è un paesone da terzo mondo con tanti cantieri incompiuti e nessuna idea di futuro». Franco Pastore, presidente del Consiglio notarile di Avellino non usa mezzi termini per descrivere la situazione in cui versa da anni la città capoluogo.

Presidente Pastore, dal suo osservatorio privilegiato, qual è lo stato di salute della città?

«Avellino non vive assolutamente una fase brillante. La città è letteralmente bloccata sotto tutti i punti di vista. Ormai non si circola più a causa di tutti questi cantieri e non ci sono progetti a lungo termine che possano far sperare in una immediata ripresa. Senza ragioni oggettive ci sono lavori fermi da anni come la Bonatti o il Tunnel, ma non si è trovato lo stesso niente di meglio da fare che aprire altri cantieri che hanno reso la vita degli avellinesi decisamente impossibile. I cittadini continuano a subire lo scotto di scelte scelerate e sballate».

Quale sarebbe la strada da percorrere?

«Prima di tutto, basterebbe mettere in campo una programmazione di ampio respiro che sia in grado di coinvolgere i grandi professionisti per restituire alla città un ruolo guida nel contesto provinciale. Poi, sarebbe già tanto provare a portare a termine i vecchi progetti senza metterne in cantiere di nuovi con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Viviamo in un marasma generale che ha colpito tutti gli aspetti della vita in città e che rallenta la pur minima ripresa che altrove si sta avvertendo».

In un’ottica regionale come si posiziona Avellino?

«Avellino sta perdendo colpi sotto tutti i punti di vista nei confronti degli altri comuni capoluogo della Campania. Anche Benevento, che ha sempre avuto un patrimonio culturale più importante del nostro, ci ha superato anche dal punto di vista sociale ed urbanistico. Avellino non può declinarsi esclusivamente attraverso la passeggiata per il corso. Queste dinamiche sono da paesone da terzo mondo. Bisogna avere una visione d’insieme. Ci sono tantissimi negozi che da via Nappi a corso Europa hanno tirato giù le saracinesche perché è stata preclusa loro la possibilità di dare il proprio contributo alla città a causa dei tanti annosi cantieri presenti un po’ dappertutto. Se non si trovano delle attrazioni di tipo diverso la città muore».

Di che tipo?

«Beh, basterebbe valorizzare il centro storico. Le nostre vestigia sono abbandonate da tempo immemore. Non si fa nulla per acquisire la Dogana. Il Castello è ancora stretto nella morsa dei cantieri. Sulla Collina della Terra le tante emergenze archeologiche sono state accantonate e il Victor Hugo vive in uno stato di totale abbandono. Basta correre dietro ai finanziamenti europei senza idee valide che contemplino anche il potenziamento di una viabilità alternativa capace di snellire il traffico in città e offrire una maggior vivibilità ambientale agli avellinesi. Se non si riparte da qui difficilmente Avellino potrà diventare una città attrattiva nell’immediato futuro. E’ arrivato il momento di pensare al bene della città e alle reali esigenze degli avellinesi».

Crede che fino ad ora questi aspetti non siano stati tenuti in conto?

«Chi vuole amministrare la città deve prendersi le proprie responsabilità, osare e puntare alla qualità. Questa doveva essere la ratio, ad esempio, anche per la riqualificazione di piazza Libertà. Non mi sembra che sia andata così. Era l’occasione per affidare i lavori dell’agorà del futuro ad un pool di professionisti di chiara fama. Non mi sembra che sia stata colta. Non avendo un grande passato bisogna rivedere e programmare le scelte per un luminoso futuro. Mi auguro che gli attuali amministratori rinsaviscano altrimenti si facciano da parte. La situazione è insostenibile».

Nota degli indicatori che ci possono far ben sperare?

«La crisi è forte, ma tra aprile e maggio si è avuto un momento di ripresa. Indicatori come quelli forniti dal mercato immobiliare fanno ben sperare. Le banche tornano a concedere i mutui. Le surroghe degli stessi sono agevolate da tassi sempre più convenienti che non vanno a gravare sui mutuatari, perché noi crediamo che il mutuo debba essere un atto sociale. Tuttavia, sono solo piccoli segnali di ripresa, che però stridono il crollo delle valutazioni degli immobili, che è scesa negli ultimi 5 anni del 25%, o con la difficoltà del terziario ad acquistare o locare gli uffici».

Come giudica il Disegno di legge Concorrenza?

«Il disegno di legge ci sta deludendo molto anche perché mira a far perdere fiducia nel Notariato e rischia di gravare sui cittadini come successo in America e nei paesi orientali. Noi siamo dei controllori e questo da fastidio ai poteri forti. Questo ddl non tutela le fasce più deboli. Chi ha soldi da spendere potrà farsi assistere dagli avvocati, ma chi non potrà permetterselo dovrà affidarsi alle banche. Consegnare il mercato immobiliare agli istituti bancari è un vantaggio a senso unico. Noi tassiamo gli atti a costo zero per lo stato ed evitiamo aumenti dei contenziosi (siamo a meno dell’1%). I nostri governanti dovrebbero capire il momento mettendo in campo soluzioni alternative invece di provare ad affossarci. Ad esempio aumentando qualche sede notarile, agevolando i giovani professionisti che sono destinati a non crescere rispetto ai tanti sacrifici fatti, favorire l’associazionismo tra notai».

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