Pasquale Manganiello – L’anno scorso, di questi tempi, più o meno andò così. Carmine De Blasio consegnò le sue dimissioni nelle mani del vicesegretario nazionale Lorenzo Guerini a Roma. Incarico dirigenziale nel partito regionale per lui, Pd provinciale capeggiato dai riferimenti istituzionali Famiglietti, D’Amelio, Paris e dal ‘padre nobile(???)’ Enzo De Luca nel nome di un Congresso da realizzare nel minor tempo possibile. Il mantra per qualche tempo fu, infatti, “congresso prima delle Amministrative”. Poi le Amministrative arrivarono ma del Congresso nemmeno l’ombra. Ognuno fece un pò quel che gli pareva negli apparentamenti (leggi sotto la voce “Cirietta”) e nelle elezioni degli Enti.
Congresso? “In estate”. Ma iniziò a fare caldo e si cominciò a percepire un certo tipo di “aria condizionata”. Direttamente da Palazzo Chigi arrivò l’ordine: “Fermate tutto e concentrate tutte le vostre forze sul Referendum”.
Ci siamo beccati tre mesi di convegni inutili e di dibattiti sterili fino al voto del 4 dicembre che quei convegni inutili e quei dibattiti sterili li ha disintegrati in una notte. Fallimento totale. 60-40, percentuali inimmaginabili fino a qualche mese prima. Dal 4 dicembre ad oggi il mantra è diventato “resa dei conti nel Pd”.
Quindi ritorna in auge la parola ‘congresso’ che dalle prime indiscrezioni si sarebbe dovuto tenere a metà Marzo. Via Tagliamento dà il via al tesseramento, aperto a tutti a quanto pare, ma la data dell’eventuale adunata del popolo Pd slitta a fine Marzo. La Direzione nazionale, però, non ha chiarito gli aspetti fondamentali. Renzi si dovrebbe dimettere domenica in Assemblea (usare il condizionale è d’obbligo) ma ha aperto ad un Congresso prima delle Politiche. La minoranza dem, capeggiata da Bersani, chiede tempo: vuole che il Governo Gentiloni vada a scadenza del mandato e ci sia la possibilità di definire le regole, di avviare un percorso di confronto sui territori e, probabilmente (ma questa è una nostra peregrina deduzione), di permettere ai parlamentari della Repubblica di questa legislatura di rimanere attaccati alla poltrona fino a Settembre per raggiungere i termini per l’agognato vitalizio.
Se fosse davvero questo l’iter nazionale, via Tagliamento, nonostante la “situazione straordinaria” che sta vivendo il Pd provinciale, si adeguerebbe. Inutile posizionarsi su tasselli che potrebbero essere smentiti al Nazareno dopo qualche tempo. Infatti, al momento, il silenzio governa sovrano. Il renzismo avellinese si è fermato per capire.
Una voce fuori dal coro arriva da Serino dove il delegato nazionale Marcello Rocco ha già sposato la causa del Governatore dell’Emilia Romagna Enrico Rossi. Michele Emiliano raccoglie molte simpatie da chi, all’interno del Pd, ha votato No lo scorso 4 Dicembre. E non è detto che qualche pezzo grosso del Partito democratico provinciale non torni a riposizionarsi nei pressi dei propri riferimenti storici che con Renzi hanno poco a che fare dal punto di vista degli ideali politici. Perchè molti, lo pensiamo non senza convinzione, hanno votato sì alla Riforma Costituzionale con lo stesso entusiasmo con cui andrebbero ad uno spettacolo a pagamento di Grillo.
Prima l’Assemblea e poi la Commissione congressuale animeranno le sorti del futuro Congresso del Pd ma tutto si gioca sulla data delle elezioni. Renzi sarebbe andato a votare il 5 dicembre scorso, una parte consistente dei parlamentari democrats frena e non è improbabile che Gentiloni vada avanti fino a scadenza. In Irpinia, però, da almeno un anno si scaldano i motori per eventuali candidature. L’ex senatore De Luca vorrà vendicare il senile “coitus interruptus” delle elezioni del 2013 quando vinse le primarie ottenendo 5.042 voti su 10.500 votanti ma non fu eletto; le ambizioni romane di Rosetta D’Amelio potrebbero sposarsi con questa tornata elettorale; Valentina Paris e Luigi Famiglietti legittimamente puntano alla riconferma; Gianluca Festa, durante la prima puntata di Irpinia Talk, ha dato la disponibilità per la candidatura e molti altri esponenti delle varie aree del Pd e dei partiti satelliti non resteranno a guardare.
Intanto ad Avellino, in vista del congresso, i “renziani della notte fonda” sono seduti sulla riva del fiume attendendo che passi qualche cadavere. Non è detto che non vedano la propria immagine riflessa.