” I titoli dei giornali sui dati Istat dell’ultimo trimestre che parlano di “livello occupazionale più alto registrato negli ultimi quarant’anni” farebbero pensare a una svolta rispetto alla crisi di crescita e occupazionale del paese. Non a caso è questa la lettura che, assieme ai suoi amici, si è affrettato a dare l’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi, magnificando il Jobs act e la politica economica del suo governo e polemizzando con coloro che ancora fino a pochi mesi fa avrebbe definito “gufi”.
Lo scrive, in una nota, il presidente di Confinprenditori Avellino Gerardo Santoli.
“Tuttavia, come sempre, basta una lettura appena poco più attenta dei dati – sarebbe persino sufficiente andare oltre i titoli e leggere gli articoli – per capire subito che la crisi di crescita e occupazionale del paese è ancora tutta qui, che il Jobs act non l’ha nemmeno scalfita e che anzi la fine degli incentivi, con la cessazione della somministrazione del doping garantito da bonus e detrazioni – rischia di farla riacutizzare. La crescita di lavoratori dipendenti – più 65mila rispetto a ottobre 2017 – è data per più del 90 percento da contratti a termine applicati in settori a basso grado di qualifiche e di servizi.
Si tratta sostanzialmente di lavori occasionali o stagionali, a basso valore aggiunto. E del resto il mercato italiano è l’unico – assieme a quello greco – dove la ripresa non ha favorito la crescita di professioni ad alte qualifiche rappresentate da profili intellettuali, dirigenziali o tecno-scientifici. Questo significa che in Italia – dentro una congiuntura favorevole e non promossa dai governi che si sono succeduti alla guida del paese negli ultimi tre anni – cresce una qualità di lavoro – quello a basso tasso di qualifiche appunto – che nei prossimi anni – con il dispiegarsi sempre più capillare della rivoluzione 4.0 – verrà sempre di più svolto dagli automi.
L’epoca della propaganda e degli annunci dunque va archiviata, rottamata come direbbe l’ex premier uscito sconfitto dal referendum costituzionale dello scorso anno. Occorre tornare a guardare la realtà effettiva delle cose e affrontarla per quello che è. Rilanciando l’economia del paese e il lavoro liberando le imprese dalla gabbia fiscale e burocratica che le soffoca e le tiene prigioniere.”