Confesercenti, Marinelli: “per ogni negozio aperto, tre chiudono”

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Marinelli

“Per ogni nuovo negozio aperto, quasi tre chiudono i battenti. Questo emerge dai dati dell’ultimo anno, che si è rivelato il peggiore dal 2014 per la tenuta delle attività” – dichiara Giuseppe Marinelli, presidente provinciale della Confesercenti di Avellino.

“Il monitoraggio delle iscrizioni e delle cessazioni delle imprese di commercio al dettaglio nell’apposito registro 2024 – prosegue il dirigente dell’associazione di categoria – conferma la situazione negativa per il settore, già rappresentata da altri indicatori, come quello delle vendite. Un fenomeno che riguarda l’intero Paese, anche se in misura differente da regione a regione”.

La crisi nel settore commerciale è ormai un fenomeno strutturale, con una accelerazione a partire dal 2020, ma ad aumentare le preoccupazioni è la dinamica delle chiusure, che ha determinato un saldo negativo sempre maggiore.

In Campania, il rapporto tra nuove aperture e chiusure, per quanto riguarda i negozi di vicinato, è 2,6, un tasso che rientra nella media nazionale, pari al 2,7. Analizzando i dati assoluti, però, la regione è quella che ha registrato il maggior numero di chiusure nel 2024, 9.290, al ritmo di 25,5 imprese al giorno, seguita da Lazio (7.405) e Lombardia (6.899)

“Cifre che sostanzialmente dicono due cose: – spiega Marinelli – la rete dei negozi di vicinato in Campania è più radicata che altrove, ma rischia di essere azzerata rapidamente. Tra le cause che maggiormente mettono in difficoltà le imprese, determinandone la chiusura, ci sono la contrazione dei consumi – provocata da redditi bassi, inflazione e insicurezza economica e sociale –, la difficoltà di accesso al credito, soprattutto nel Mezzogiorno, e l’aumento dei costi di gestione. Su quest’ultimo punto, va segnalato il nuovo sensibile rialzo dei prezzi dell’energia, su cui non appare risolutivo nemmeno il prospettato provvedimento del governo nazionale per calmierare gli aumenti perchè non include le attività con piccole superfici, che sono comunque colpite dal caro-bollette.”

Esaminando i dati Infocamere del 2024 della provincia di Avellino su tutti i settori produttivi, risulta che le aperture e le cessazioni sono sostanzialmente appaiate: 1.947 le prime e 1.920 le seconde, entrambe in leggera crescita rispetto al 2023, all’interno di una tendenza decennale di complessiva desertificazione, su un totale di 42.090 imprese iscritte, delle quali soltanto 36.535 attive.

“Alla luce di queste statistiche – conclude Marinelli – ci tocca ribadire che senza una strategia di intervento mirata, giocata su più livelli, c’è la concreta prospettiva di un diffuso impoverimento del territorio e un generalizzato smantellamento del canale distributivo che in passato ha alimentato le vendite, soprattutto delle manifatture italiane, in favore di pochi monopolisti multinazionali, con ricadute negative anche sugli assetti e la vivibilità dei centri abitati”.