“Al di là della boccata d’ossigeno delle strenne natalizie, per le attività commerciali irpine il 2023 si è chiuso con una stagnazione dei consumi, sostenuti soltanto dal ricorso ai risparmi da parte delle famiglie in grado di farlo, per mantenere il tenore di vita. Ma l’erosione delle riserve induce a guardare al nuovo anno con molta incertezza”. Così Giuseppe Marinelli, presidente provinciale di Confesercenti Avellino.
“Nel 2023 non sono del tutto mancati – prosegue il dirigente dell’associazione di categoria – timidi segnali positivi, ma subito sono stati vanificati dal peso dell’inflazione e dall’aumento dei tassi di interesse per mutui casa ed imprese, che hanno rapidamente frenato la ripresa e congelato un clima di fiducia. L’economia locale e quella nazionale pertanto sono ferme al palo, con settori e segmenti più esposti ed altri che mostrano maggiore dinamismo. Le aree interne del Mezzogiorno, come la nostra, risentono particolarmente delle difficoltà congiunturali e strutturali, rispetto ad altre aree geografiche.
In questo contesto aprire un negozio è diventata una missione sempre più impossibile. Anche la concorrenza della grande distribuzione e delle vendite sul web, concentrate nelle mani di grandi marchi, non accelerano solo le chiusure di imprese nel commercio, ma fanno crollare anche le nuove nascite.
A livello nazionale, nel 2023 hanno aperto poco più di 20mila attività nel comparto, l’8% in meno del 2022 e il numero più basso degli ultimi dieci anni: nel 2013 erano state oltre 44mila, più del doppio. La provincia di Avellino risulta in linea con l’andamento regionale e nazionale, che fa segnare una decrescita delle nuove iscrizioni al registro delle imprese ed un aumento delle chiusure.
Una crisi di denatalità generale nel Paese e nello specifico nel nostro territorio, che ha falcidiato il tessuto commerciale e che, senza un’inversione di tendenza, è destinata a continuare”, conclude Marinelli nella sua analisi.