Comuni Ricicloni: il rapporto di Legambiente boccia drasticamente Avellino e provincia, tranne piccole eccezioni. Per quanto riguarda la classifica, all’edizione del 2006 – la XII – hanno partecipato oltre 2mila comuni, di cui ben 855 si sono guadagnati il titolo di riciclone, l’11,5 per cento in più rispetto allo scorso anno. Ma la nostra città non è neanche menzionata: l’unica soddisfazione per un’Irpinia disattenta rispetto alla materia rifiuti e soprattutto rispetto agli aspetti positivi della raccolta differenziata, viene da qualche comune al di sotto dei 10 mila abitanti. Nell’ambito di questa categoria, infatti, Vallata conquista il decimo posto sulla direttiva della buona gestione con una percentuale di differenziata pari al 49,28 per cento. Ad Avella va il quattordicesimo posto (40%) seguita da Pratola Serra ferma al 38,22. Una precisa fotografia non solo dell’Irpinia ma di tutto il Paese che evidenzia un nord che migliora risultati spesso già eccellenti e un sud che, salvo alcuni sporadici casi, fatica a ingranare la marcia giusta presentando un quadro d’insieme desolante. “L’ennesima emergenza campana di queste ultime settimane sarebbe – secondo gli addetti al mestiere – il sintomo dell’assenza di una seria politica di gestione che stenta a liberarsi dal giogo degli interessi legati al traffico e allo smaltimento dei rifiuti, nonostante l’apprezzabile sforzo della protezione civile”. “La Campania – dichiara Legambiente – vive da anni un’emergenza diossina, sconta vent’anni di assenza di pianificazione e non ha alcun termovalorizzatore. Siamo noti per la nostra contrarietà agli inceneritori come soluzione al problema rifiuti, ma forse in una situazione del genere non vanno demonizzati. Certo è che nessuno propone di realizzare impianti di compostaggio che potrebbero risolvere l’emergenza una volta per tutte”. Una classifica attenta, dunque, che ha tenuto conto di numerosi fattori: per poter parlare di indice di buona gestione, infatti, sono stati valutati diversi aspetti. L’attenzione è stata concentrata non solo sull’incremento della percentuale di raccolta differenziata, ma anche sulla diminuzione della produzione pro capite totale di rifiuti, sull’incremento della raccolta differenziata dei Rup, sull’attivazione di un sistema tariffario, sulla promozione del compostaggio domestico. Requisiti ‘snobbati’ dagli irpini che anche in questa circostanza, e non sarebbe la prima volta, guadagnano la maglia nera e calano la testa rispetto a chi da tempo ha provato a sensibilizzare l’opinione pubblica rispetto ad una tematica che avrebbe potuto solo farci fare grossi passi in avanti.