“La fatica è tanta, tante le cadute ma altrettante le testimonianze di stima e affetto. E ogni tanto qualche piccola conquista, come l’adesione allo Sprar del Comune di Avellino.”
Nadia Arace evidenzia su facebook la battaglia del gruppo “Si può” sul tema dell’immigrazione in Consiglio Comunale con l’adesione allo Sprar del Comune di Avellino.
“Inospitale a dispetto delle sue radici – si legge nella nota di Arace sulla piattaforma del partito Possibile – ingenerosa verso i Comuni della provincia già ospitanti, indifferente ai ripetuti richiami del Prefetto, muta di fronte alle parte di città che ha manifestato con le lenzuola bianche ai balconi la sua protesta per l’apertura di un Centro di accoglienza straordinario (Cas) e muta anche di fronte all’altra parte di città che, invece, chiedeva una risposta amministrativa dignitosa in tema di accoglienza. Questa la fotografia dell’Amministrazione comunale dem di Avellino, che ha affidato alle non politiche di accoglienza la relazione con i richiedenti asilo, con la silenziosa moltitudine in cammino che ha incrociato la mia provincia, insieme a tante altre, in attesa di ricevere la protezione internazionale e umanitaria.
Più precisamente, questa la fotografia fino a una settimana fa. Il suo negativo, anche quello, parlava di un’attesa. Stavolta, però, dell’attesa di un gesto politico che affidasse all’accoglienza il migliore racconto di sé. Una settimana fa, con il gruppo consiliare “Si Può”, incontro tra Possibile e SI, abbiamo chiesto e ottenuto – con una mozione votata all’unanimità – che il Consiglio comunale di Avellino deliberasse l’adesione allo Sprar, il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, un modello di accoglienza positivo che, riconoscendo alla migranza i tratti di un fenomeno strutturale, propone il superamento della logica emergenziale assegnando al protagonismo degli Enti locali l’organizzazione dei servizi integrati dedicati all’accoglienza.
Si tratta di un modello per piccoli numeri, come ben descrive il nostro Stefano Catone, che progetta un sistema locale di accoglienza diffusa e che, attraverso la centralità del pubblico nel coordinamento e nel controllo, tutela e garantisce la qualità e i livelli minimi dei servizi dedicati, come la mediazione culturale, l’alfabetizzazione, l’assistenza psico-socio-sanitaria, la formazione e le borse lavoro, l’accesso agli alloggi, ma anche la trasparenza nelle procedure amministrative e nella rendicontazione della spesa e la stabilità nell’erogazione dei servizi, contemplando la possibilità di riconfermarli per un triennio aggiuntivo oltre quello dell’adesione, elemento questo tutt’altro che trascurabile.”