Ennesimo rimpasto fatto con il Fotishop: la partita a poker del sindaco

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Paolo Foti si è dimostrato un abile giocatore. Un muro di gomma capace di incassare ogni colpo, bravissimo ad aspettare i momenti propizi, in grado di limitare il suo stress interiore a qualche sbotto con i giornalisti. Un grande giocatore sa gestire le sue carte, sa rapportarsi con qualunque tipo di avversario, sa aspettare al varco i suoi antagonisti, ne conosce le ambizioni, le debolezze, i difetti.

Paolo Foti ha studiato ed ha messo in pratica quanto appreso in questi tre anni di sindacatura già a partire dal consiglio comunale dello scorso Luglio. In quel caso aveva poco in mano e si è tenuto quel poco che aveva. Un bilancio votato da soli 11 consiglieri in seconda convocazione, una delegittimazione politica che avrebbe avuto il potere di staccare qualunque sedere da quella poltrona: il primo cittadino non fa una grinza, si accontenta della sua mano, porta a casa il risultato e si rilassa in vacanza.

A settembre arriva il banco di prova degli assestamenti. Foti sa che i numeri sono risicatissimi, nella riunione precedente all’assise i conti non tornano ma, insieme al direttorio politico ed ai fedelissimi, si decide di fare le scale di Via Tagliamento quattro alla volta per raggiungere in tempo Palazzo di Città. L’esito è negativo. Foti bluffa aprendo alle opposizioni, una parte di essa abbocca ma arriva il controbluff di Gianluca Festa (altro abile giocatore contraddistinto da uno spettacolarismo plateale e capzioso) che sfrutta il rilancio di Poppa per mettere con le spalle al muro il sindaco che perde, rischia di crollare ma ha venti giorni di tempo per rifarsi.

Venti giorni in cui la fascia tricolore avellinese tira fuori il coniglio dal cilindro. Foti scarica Preziosi e Palumbo, controrilancia con Poppa e Scelta Civica, riesce ad ottenere per vie traverse l’appoggio della D’Amelio promettendo l’azzeramento della Giunta, va in Consiglio, ribluffa sull’azzeramento che non c’è, supera lo scoglio assestamenti, paventa nuovamente le dimissioni dopo l’ennesimo avviso di garanzia (un jolly che il sindaco ogni tanto si gioca), incassa l’ok dal direttorio (che fa finta di essere contrariato) e mette a segno il rimpastino che voleva, accontentando e scontentando tutti, vincendo la mano, vincendo il torneo e puntando dritto al 2018.

Foti ha fatto più rimpasti di un operaio edile in un cantiere di Avellino. Eppure è ancora lì, saldamente attaccato al suo scranno. Gli va dato atto di una capacità di resilienzafuori dal Comune“, uno stratega politico che a vederlo in Assise, contrito, silenzioso, quasi inerme, non gli daresti due lire eppure…

La domanda è: si può giocare a poker sulla pelle di una città intera, la stessa città che ha messo le chips sul tavolo, che si è fidata di lui e del partito, il Pd, che lui rappresenta?

La risposta la dovranno dare gli avellinesi tra un anno e mezzo.

Pasquale Manganiello