”La politica locale, troppe volte prigioniera dei diktat del parlamentare di turno, finalmente sembra, alzare il tiro della protesta, puntando su una unità di intenti sicuramente lodevole e si spera efficace. In questo momento storico, le forze della società civile unite alle istituzioni devono fortificare un fronte di dissenso e di proposta che si mostri capace di offrire risposte e soprattutto speranze alle disorientate genti d’Irpinia. I servizi al cittadino trasferiti altrove, i presidi istituzionali accorpati o depotenziati, le imprese fiaccate dalla crisi, le aree industriali desertificate e la dignità di un popolo mandata a farsi benedire dalle mirabolanti politiche napolicentriche, impongono all’Irpinia un conto salatissimo da pagare. In questo quadro desolante, i progetti di ricerca degli idrocarburi rubano la scena, con tutto quel carrozzone di illusione e false promesse fatte di denaro facile, da far piovere a pioggia, su una terra inaridita e sfiduciata, messa in un angolo agonizzante. L’appello che il Comitato No Trivellazioni Petrolifere in Irpinia lancia ai promotori dei queste iniziative, e alle istituzioni tutte, è quello di non barattare il territorio e le sue virtù ambientali con le false promesse di uno sviluppo che potesse provenire dal Petrolio. Nell’interpellanza parlamentare di qualche giorno fa, la ventilata ipotesi di una riforma della legge sulle royalities con la relativa possibilità di maggiori introiti per gli enti locali interessati nella spartizioni dei ricavi del petrolio, suona come l’ennesima chimera di uno sviluppo che sa tanto di nuovo assistenzialismo. L’Irpinia ha bisogno di riprendere coscienza delle proprie virtù attraverso la valorizzazione delle prerogative ambientali, mettendo in moto azioni, progetti ed iniziative che possano concretizzarsi in filiere di sviluppo ed in opportunità di crescita. Lasciare questa terra nella mani di qui, baratta pochi spiccioli al solo inquinamento, è un delitto del quale ne pagheranno l’amara condanna le giovani generazioni”.