Come amplificare la corrente con i transistor bipolari

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Il transistor è un dispositivo che può commutare la corrente in tre fasi: da positiva a negativa e di nuovo positiva (transistor PNP), oppure viceversa, da negativo a positivo e di nuovo negativo (NPN). Proprio per questa loro peculiarità, vengono detti anche bipolari (BJT, ovvero Bipolar Junction Transistor) e il materiale principale al loro interno è rappresentato dal silicio. La principale differenza tra queste due tipologie è che nel PNP l’accensione avviene senza flusso di corrente in partenza dal terminale, mentre nell’NPN vi è necessità di tale flusso: ne consegue che il carico sarà maggiore nel secondo caso. I transistor bipolari possono essere impiegati in diverse settori e possono fungere da interruttori ma anche da amplificatori di segnale.

Come è fatto un transistor bipolare

 

La forma ricorda quella di uno spinotto o di una presa di corrente con 3 sottili pin in silicio: la corrente che passa al loro interno può quindi essere amplificata e il transistor può anche diventare un vero e proprio interruttore. Laddove avvenga una commutazione, il segnale conseguente è detto digitale, mentre diventa analogico in caso di vera e propria amplificazione. Che siano più piccoli e tondeggianti o più grandi e squadrati, i transistor bipolari possono avere fino a 6 pin e i materiali semiconduttori da alternare al silicio possono avere un’aggiunta in silicone nei modelli UJT (per l’appunto, semiconduttori).

Il tipo di montaggio del transistor lo rende più o meno adatto a determinati usi, ma lo schema rimane comunque il medesimo: base, collettore ed emettitore. C’è anche da ricordare che, benché il silicio non sia di norma un buon conduttore di corrente, può diventarlo se opportunamente trattato. Versatile e facile da adeguare a qualunque circuito elettrico, si presta a molteplici utilizzi.

Utilizzi del transistor bipolare

 

Nel montaggio a pannello, il transistor bipolare deve essere assicurato proprio a una specifica superficie per mezzo di viti, mentre quello dotato di foro consente un’elasticità maggiore sia in orizzontale che in verticale. Ancora più semplici nel loro posizionamento sono i transistor cosiddetti superficiali.

Il voltaggio supportato può arrivare a un massimo di poco più di 120 Volt, in circuiti elettrici più o meno complessi ove sia necessario amplificare il carico di corrente. Va però ricordato che vi è una saturazione limite che non è possibile superare e che, contrariamente a quanto si creda, più si rivela bassa, maggiori prestazioni può fornire all’utente: in linea generale, la tensione totale emessa non potrà mai essere superiore a quella in entrata.

Potendo essere utilizzati in circuiti elettrici di ogni genere, anche in siti industriali ad alte temperature, va prestata attenzione anche alla temperatura massima sopportata, che è di circa 150 gradi.

Si possono ritrovare transistor bipolari nell’ambito dell’amplificazione audio, nei sistemi Darlington ove si debba avere un importante risparmio energetico, negli switch che convertono o aumentano la tensione, nelle grandi opere stradali volte all’illuminazione o ai sistemi di alta tensione e ovunque lo specialista del settore renda necessario un dispositivo bipolare da integrare a sistemi elettrici.

Viste le diverse peculiarità, anche di ordine tecnico, che caratterizzano i transistor bipolari, è sempre consigliabile acquistarli da esperti del settore che possano fornire non solo una vasta gamma di prodotti, ma anche specifiche tecniche ben precise che possano scongiurare il margine di errore. Molti e-commerce specializzati, accanto alle foto indicano con chiarezza le dimensioni del transistor, le polarità supportate (quindi se si tratta di un NPN o di un PNP), i carichi sopportati e persino la tipologia di montaggio, in un’ottica di adeguamento a ogni occasione d’uso.