NOLA – Le difese hanno chiuso le loro discussioni davanti al Tribunale Collegiale di Nola nel processo con rito ordinario a tre degli imputati nell’ambito del blitz di Dia e Carabinieri del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna contro il clan Sangermano. Ovvero Nicola Sangermano, fratello del presunto boss Agostino, già condannato in primo grado e ora a processo in Appello, Michele Sangermano, cugino dei due fratelli Sangermano, che rispondono della partecipazione al gruppo e il commercialista Clemente Muto, accusato di concorso esterno, dopo che nei suoi confronti era stata riqualificata dal Riesame la contestazione. Per tutti e tre il pm antimafia Sergio Raimondi ha chiesto condanne a vario titolo per un totale di circa venticinque anni.
Il 27 marzo ci sarà la sentenza di primo grado. A chiudere la fase delle discussioni davanti ai magistrati del Tribunale di Nola (Collegio C Presidente Di Iorio), le arringhe difensive degli avvocati Antonio Del Vecchio e Angelo Pignatelli in difesa del commercialista Clemente Muto, ritenuto il “regista” e la “mente economica e finanziaria” del presunto clan Sangermano.
Il primo a puntellare l’impianto accusatorio è stato proprio l’avvocato Del Vecchio, che ha illustrato diffusamente i principi del concorso esterno ritenuti insussistenti per la posizione del proprio assistito. Poi è toccato all’avvocato Pignatelli, in circa due ore di arringa, setacciare la requisitoria del pm antimafia Sergio Raimondi, rappresentando al Tribunale che per la posizione del suo cliente mancherebbero prove dirette o riscontri univoci che colleghino le attività professionali di Muto a un effettivo sostegno dell’organizzazione criminale contestata. Ha poi censurato il fulcro dell’accusa relativo all’operazione immobiliare di acquisizione di due immobili siti in via San Massimo, a Nola, intestati alla MI.TO. per schermare i reali interessi del presunto clan Sangermano. Sul punto il difensore si è dilungato sia per dimostrare che la provvista utilizzata per gli acquisti degli immobili non derivasse da capitali illeciti, sia per dimostrare che l’intervento personale di Nicola Sangermano nelle trattative dei medesimi immobili è stato assolutamente lecito. Ha contrastato, infine, una delle questioni poste nella sua requisitoria contro il commercialista dal pm antimafia, ovvero il fatto che nelle intercettazioni Muto avrebbe usato un “linguaggio criptico”, dimostrando che mai il suo assistito ha travalicato i limiti legali dell’ordinario mandato professionale. Sulla base di tali elementi, l’avvocato Angelo Pignatelli ha avanzato una richiesta di assoluzione con la formula più ampia. Poi ha preso la parola anche l’avvocato Pecoraro che, dopo una ampia e articolata arringa, ha chiesto l’assoluzione del suo assistito Sangermano Nicola. Il verdetto è atteso per il prossimo giovedì.