AVELLINO- Due anni e due mesi e venti giorni di condanna a Renato Freda, già condannato nel processo al clan e a giudizio in un altro procedimento insieme a Nicola Galdieri, assolto Massimo Evangelista. Entro novanta giorni le motivazioni. Si è chiuso così il giudizio con rito abbreviato per le minacce al teste di accusa nel processo al Nuovo Clan Partenio. Venerdì la decisione del Gup del Tribunale di Napoli Gabriella Logozzo, dopo le discussioni delle parti e a seguito dell’ ordinanza di integrazione probatoria che lo stesso Gup aveva disposto per sentire in aula la parte offesa. Il pm antimafia Anna Frasca, nelle sue repliche aveva invocato una condanna a due anni e sei mesi di reclusione davanti al Gup Logozzo nei confronti di Renato Freda e Massimo Evangelista, accusati di intralcio alla giustizia aggravato dal metodo mafioso per la vicenda delle presunte minacce al testimone contro Carlo Dello Russo nel processo al Nuovo Clan Partenio, il trentenne di Santa Paolina Alfonso Gnerre. In aula c’era stata anche la discussione dei due penalisti Gaetano Aufiero e Patrizio Dello Russo legali degli imputati. Proprio loro avevano posto l’attenzione sulla decisioni dei magistrati della Sesta Sezione della Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso contro la misura cautelare presentata dal penalista Aufiero in favore di Evangelista (scarcerato ndr), ovvero che gli atti di pg relativi alle sommarie informazioni rese dalla stessa presunta vittima Alfonso Gnerre non sarebbero stati utilizzabili perché non si era proceduto a sospendere il verbale per denunciare lo stesso. Nella discussione di questa mattina, il penalista Gaetano Aufiero, ha chiesto l’assoluzione del suo assistito e anche la trasmissione degli atti n Procura relativamente a quanto riferito da Gnerre in aula per l’ipotesi di reato di calunnia. Quella che, come pure ha affermato lo stesso Aufiero, Gnerre ha compiuto nei confronti dei Carabinieri, parlando di un verbale seguito a quello del settembre 2021 che non è agli atti. Non solo, il penalista aveva nella sua requisitoria anche stigmatizzato in apertura della discussione la circostanza che, anche alla luce delle dichiarazioni rese in aula dalla parte offesa, la Procura avesse chiesto ancora la condanna nei confronti di Evangelista, che proprio alla luce delle accuse (evidentemente ritenute non attendibili, ma per questo bisognerà attendere le motivazioni della sentenza) aveva scontato sia una parte della misura in carcere che un lungo periodo, almeno quattro mesi ai domiciliari, fino al giorno della scarcerazione.
IL CASO
Secondo quanto ricostruito dalle indagini dei militari dell’Arma, a carico dei due, raggiunti da una misura cautelare, grazie alle dichiarazioni raccolte da parte della stessa vittima erano stati acquisiti gravi indizi di colpevolezza a carico dei due soggetti, ritenuti vicini all’organizzazione malavitosa denominata “Nuovo Clan Partenio”, che in due distinte occasioni e in piena fase di istruttoria dibattimentale in cui si trova tuttora il processo contro quella stessa associazione criminale , avevano avvicinato Gnerre, teste/vittima di usura, minacciandolo e imponendogli di non presentarsi in udienza qualora citato o comunque di testimoniare il falso a favore degli imputati. Nella prima circostanza all’interno di un’area di servizio, dove sarebbe stato avvicinato da Evangelista, la seconda da Freda in un negozio di Prata.