Clan Partenio, l’Antimafia ‘smentisce’ il teste: nessuna omissione dei Carabinieri nel verbale

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Nessuna omissione, piuttosto degli omissis. A parte il gioco di parole si e’ chiuso nel giro di un’udienza il “giallo” delle dichiarazioni di un testimone (ascoltato nel febbraio 2022 dai Carabinieri) nel processo al presunto Nuovo Clan Partenio che il 13 febbraio aveva riferito in aula come alcune dichiarazioni rese in merito al soggetto da cui aveva appreso delle circostanze non fossero state riportate nel verbale. Il problema e’ che nel verbale agli atti effettivamente non c’erano, solo perche’ omissate per dare verosimilmente via ad ulteriori accertamenti. Stavolta pero’ a fugare ogni dubbio sulla correttezza dell’operato dei militari del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Avellino (dopo i veleni e il caso del processo parallelo Aste Ok) ci ha pensato la stessa pm antimafia Simona Rossi, che ha depositato all’attenzione del Tribunale presieduto dal giudice Gian Piero Scarlato il verbale reso davanti ai militari dell’Arma dal testimone senza omissis. Nel verbale ora in possesso del Tribunale sono stati riportati anche gli omissis. Ma proprio la circostanza rappresentata dal teste in aula alla scorsa udienza ha portato il magistrato antimafia a chiedere anche nei suoi confronti l’applicazione del 500 comma 4. Si tratta di una richiesta gia’ avanzata per almeno altri dieci testimoni del processo al clan Partenio per cui la Dda ritiene che ci siano state minacce e una vera e propria subornazione. Per la pm Rossi come faceva il teste a sapere che le domande fossero state verbalizzate o meno dai Carabinieri? Qualcuno gli aveva passato il verbale? Ovviamente un’ipotesi. Quello che e’ certo pero’ che la difesa, in particolare l’avvocato Aufiero, ha chiesto di portare in aula fatti precisi e prove delle minacce. Tema sul quale gia’ c’era stato uno scontro nelle precedenti udienze.
L’udienza di questa mattina e’ stata incentrata sulla lista testi di Carlo Dello Russo, difeso dal penalista Gaetano Aufiero. La difesa si e’ concentrata in particolare a far emergere la personalita’ di uno degli accusatori del presunto elemento di primo piano del clan, definito da un ex vicebrigadiere dell’Arma un soggetto con comportamenti da “guappo” e le circostanze che dietro a due presunte tentate estorsioni e usura si celasse in realta’ solo la richiesta di due vittime di truffe che avevano chiesto l’intercessione di familiari e in secondo tempo dello stesso Dello Russo. In aula si tornera’ il 13 marzo