Clan Belforte, chiesti 18 anni all’irpino Ciardiello

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Davanti al giudice dell’udienza preliminare presso il Tribunale di Napoli, dott.ssa Iaselli, sono iniziate le discussioni del giudizio, definito in abbreviato, a carico di numerosi imputati detenuti ritenuti affiliati a vario titolo al clan Belforte, fazione operante in Maddaloni, Cervino, Valle di Maddaloni e Santa Maria a Vico.

Dopo la requisitoria del Pubblico Ministero della Direzione Distrettuale Antimafia – Luigi Landolfi -, ha preso la parola, tra gli altri, l’avvocato Dario Vannetiello del Foro di Napoli, difensore di Ciardiello Giuseppe, unico irpino coinvolto nella inchiesta, originario di Pietrastornina, per il quale il P.M. ha chiesto la condanna ad anni 18 di reclusione.

Ciardiello Giuseppe è accusato di numerosi reati: associazione camorristica, due estorsioni consumate e di sei episodi di estorsioni tentate.

Le prove a suo carico sono rappresentate da intercettazioni telefoniche, intercettazioni ambientali avvenute in auto ed intercettazioni ambientali in carcere, registrate in occasione dei colloqui con il cognato detenuto Loffredo Nicola.

Una ulteriore prova a suo carico sarebbe il tracciamento della vettura mediante il sistema del GPS che ha consentito agli inquirenti di conoscere i giorni e gli orari in cui l’irpino ed i suoi sodali avrebbero fatto visita agli imprenditori per la formulazione di richieste estorsive .

Infine gli inquirenti sono riusciti a rinvenire dei “pizzini” durante la perquisizione a casa di un degli indagati contenenti l’elenco delle vittime . Ad aggravare il quadro ci sono poi le dichiarazioni dei numerosi imprenditori escussi atteso che quasi tutti hanno collaborato con gli inquirenti.

L’udienza è stata aggiornata al 24 settembre prossimo, quando dopo aver ascoltato le discussioni del collegio difensivo, il giudice dott.ssa Iaselli si ritirerà in camera di consiglio per emettere la sentenza.

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