Avellino – “Il secentesco pozzo fanzaghiano, reperto dell’antico convento del Carmine nel cuore di Avellino, restaurato nell’agosto del 2004, è attualmente privo della targa onomastica e al suo interno sono depositate cumuli di pietre e un estintore”. È quanto dichiara Ernesto Di Cecilia, coordinatore della Città Visibile che analizza lo stato del patrimonio artistico cittadino: “Persino il monumento che riporta i nomi delle vittime dei bombardamenti del settembre 1943, inaugurato con una solenne cerimonia nel settembre di quello stesso anno dal senatore Nicola Mancino e da Toni Iermano è del tutto abbandonato all’incuria. Cosa dire ad un amministratore labile che annuncia ogni giorno che Avellino sarà la città della conoscenza, delle arti, del turismo, dei ragazzi, del terziario avanzato e dei parcheggi; intanto, per responsabilità in gran parte sue, è semplicemente la città dell’immondizia, della illegalità, degli affari e del caos. Nessuno però potrà occultare le ragioni vere che portarono duemila avellinesi a partecipare all’apertura dei Cunicoli longobardi, ridotti attualmente ad un deposito di sporcizia, all’inaugurazione di Salita Fanzago e alla riapertura della strada di accesso alla Torre dell’Orologio”.