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Cinque comuni irpini contro il biodigestore di Chianche

La prima sezione del  T.A.R.  di  Napoli, nella Camera di consiglio del 19 luglio p.v.,  si esprimerà sull’istanza cautelare avente ad oggetto la sospensione della Delibera di Giunta Regionale  n.123 del 07.03.2017 “Programmazione interventi di realizzazione impianti per il trattamento della frazione organica a valere sulle risorse FSC” che finanzia la localizzazione del biodigestore anaerobico a Chianche.

L’ iniziativa  è stata  promossa, attraverso lo studio legale dell’avvocato Carla Silano,   dai Comuni di Altavilla Irpina, Tufo, Torrioni, Petruro Irpino, Santa Paolina e Ceppaloni  per scongiurare la realizzazione di un impianto di trattamento di rifiuti solidi urbani umidi  nel cuore dell’area di produzione delle uve che danno vita a uno dei vini bianchi pregiati irpini di rilievo internazionale, il “Greco di Tufo” a D.o.c.g. .

La realizzazione dell’impianto di trattamento della “Frazione Organica Rifiuti Solidi Urbani “ da ben 30.000 tonnellate rischia di arrecare un grave danno al mantenimento dei livelli di salubrità ambientale di tutti gli abitanti dell’intera  zona della bassa Valle del Sabato.

In particolare nel ricorso, tra le diverse  motivazioni addotte, è    stato evidenziato il mancato rispetto dei vincoli di cui al P.T.R. (Piano Territoriale Regionale) che individua come Area A –sistemi a dominante naturalistica- proprio quella  del Comune di Chianche. Vincolo che consentirebbe in quell’area  la sola realizzazione di un impianto di trattamento Aerobico della frazione organica, diverso da quello previsto nello studio di fattibilità  presentato dal Comune interessato, che riguarda, invece,  un impianto industriale  anaerobico in quanto dedicato alla produzione di energia, altro che compost di qualità, attraverso la produzione di gas (simil-metano) che deriva dal digestato (liquame), con conseguenti gravi problematiche di smaltimento del percolato in eccesso.

Ma al di là dell’aspetto amministrativo avvertiamo il dovere di evidenziare come la realizzazione di un impianto industriale destinato al trattamento dei rifiuti solidi urbani umidi, che avrà un effetto impattante su tutti i comuni del circondario,venga decisa dal Sindaco di un piccolo comune con  meno di 300 abitanti e da sconosciuti funzionari regionali che, probabilmente, non si sono nemmeno chiesti dove avrebbero individuato  tale localizzazione .

Ricordiamo che la stessa Regione Campania  ha pubblicato un secondo bando rivolto ai Comuni per la realizzazione di piccoli impianti di compostiera  adatti a micro realtà rurali e per aree di pregio agricolo come le nostre. Soluzione certamente più appropriata e sostenibile per il nostro territorio.

Se non si esce da certe contraddizioni è difficile immaginare da parte della Regione Campania  un ruolo utile  come  ente di pianificazione territoriale che invece di tutelare e valorizzare gli ambiti più delicati e pregiati li degrada a isole della filiera dei rifiuti  segnandone definitivamente e irresponsabilmente il futuro a pattumiera dell’Irpinia e non solo!

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