Valorizzare il cibo buono, pulito e giusto. Questa la mission della Condotta Slow Food Avellino, uno dei tanti nodi della rete Slow Food Italia che promuove sul territorio filosofia e valori di un tempo.
Insieme a Carlo Iacoviello, fiduciario della Condotta Slow Food Avellino andiamo alla scoperta dell’associazione che ha come obiettivo educare i consumatori alla qualità e al rispetto delle tradizioni che affondano le proprie radici sul territorio.
Iacovello, che rapporto ha Slow Food con il territorio irpino?
«La Condotta è un’organizzazione locale che fa parte delle rete Slow Food nazionale. Il suo obiettivo principale è quello di educare i consumatori al cibo buono, pulito e giusto e di salvaguardare le produzioni tipiche, aiutando tutti quei piccoli produttori che nella loro attività quotidiana non pensano solo al profitto, ma alla salute dei propri consumatori, nel rispetto dei territori ad emergere»
La regola aurea di Slow Food si declina nella triade “buono – pulito – giusto”.
«Il segreto del successo di Slow Food è tutto in questo slogan. Il termine buono rappresenta il piacere della tavola, la convivialità, il gusto del mangiare. Pulito, invece, raccoglie tutte le attività alimentari che coscientemente non lasciano tracce indelebili e dannose per i territorio. Nessuna modifica genetica delle coltivazioni, nessuna alterazione dei prodotti e tanto meno nessun ricorso ad una appetibilità artificiosa sono i dogmi da rispettare. Infine la parola giusto, racconta della correttezza verso il produttore, un riconoscimento al sacrificio che si materializza attraverso un adeguato compenso all’attività svolta. Tutto questo è Slow Food».
Come è visto il consumatore?
«Il consumatore per Slow Food è in sostanza un vero e proprio co-produttore. Se io compro un prodotto valido aiuto il produttore ad andare avanti nella sua produzione di qualità. Le mie scelte orientano il mercato e si spera che portino i consumatori verso acquisti sani e consapevoli».
Come si sviluppa l’associazione sul territorio?
«La Condotta è costituita da un fiduciario che guida un consiglio direttivo composto da persone che hanno varie esperienze e attitudini, hanno estrazioni sociali diverse, ma che hanno un unico obiettivo: la sana alimentazione. L’associazione è composta da soci locali di Slow Food che hanno deciso di dedicare una parte del loro tempo libero all’associazione. Una logica di fondo basata sul volontariato che ha prodotto grandi risultati. E’ così che siamo diventati una delle Condotte più numerose della Campania con oltre 300 soci e un bacino di aziende che supera le cento unità che spaziano dalla produzione vegetale, al trasformato, dalla salumeria ai formaggi alla panetteria».
Quali sono le attività che aiutano a veicolare il messaggio di Slow Food sui territori?
«Una delle attività principali che portiamo avanti è quella legata alla formazione presso le scuole. Andiamo a presentare ai bambini i prodotto dell’eccellenza irpina e campana, raccontando la storia dei prodotti e dei territori. In questo modo incuriosiamo i più piccoli in modo da incentivare i loro genitori a preservare un mercato locale di qualità che aiuta il nostro territorio. Abbiamo anche attività più conviviali con serate a tema, cene e pranzi con il contributo di cuochi conosciuti e riconosciuti sul territorio che trasformano eccellenze e tipicità in modo da mettere in relazione il gusto con la storia dei luoghi e delle tradizioni, per un mangiare consapevole. Infine, organizziamo mercatini con i nostri produttori e promuoviamo chi fa dei principi Slow la propria filosofia di vita».
Basta questo a tutelare il territorio e le sue eccellenze?
«Il primo passo è senz’altro legato alla consapevolezza degli abitanti. Finché loro saranno i primi a non apprezzare quello che hanno intorno non proteggeranno mai il loro territorio. Nella città capoluogo e in provincia manca il legame con le origini e con il territorio. Cancellato più per disattenzione che per vera e propria mancanza d’amore. Quando rinfreschiamo loro la memoria, raggiungiamo la commozione e la memoria. Riscoprire l’amore per la propria terra, per salvaguardare, proteggere e promuovere le nostre bellezze. Dobbiamo tornare ad essere ambasciatori dell’Irpinia nel mondo».