Ciampi: «Ordinanza anti-smog è chiara. Sfiducia? Scappano dal dissesto»

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Marco Imbimbo – «La sfiducia è un tentativo per fermare il cambiamento». Non va per il sottile il sindaco Vincenzo Ciampi di fronte a quella volontà, di 19 consiglieri comunali, di mandarlo a casa il prossimo 24 novembre. IN Aula, infatti, arriverà la mozione di sfiducia firmata nei suoi riguardi a cui potrebbero aggiungersi altri consiglieri, tra cui Forza Italia e Nadia Arace anche se quest’ultima, dopo aver annunciato la volontà di firmare quella sfiducia depositata il mese scorso, non ha poi mai dato seguito a questa intenzione. Si capirà meglio in Aula la sua posizione.

Prima però il sindaco prova a stoppare le polemiche sull’ordinanza anti-smog e su quella parte confusionaria che riguarda il meccanismo delle targhe alterne poco chiaro nel dispositivo stesso: « L’ordinanza è chiara, se c’è bisogno di una esplicitazione sarà la Polizia Municipale ad occuparsene. Confermiamo un principio, la tutela della salute arrecando il minor disagio possibile alla cittadinanza. Abbiamo lasciato il sabato e la domenica pomeriggio liberi e questo in una città al 12° posto per l’inquinamento in Italia non si poteva fare». Mentre sulle targhe alterne chiarisce: «L’intendimento dell’amministrazione è che i giorno pari circolano le auto con targa pari, mentre i giorni dispari quelle con targhe dispari».

Intanto Ciampi lancia le sue accuse contro chi deciderà di mandarlo a casa. «La sfiducia è un atto di irresponsabilità nei confronti dei cittadini», tuona il sindaco che punta il dito principalmente contro quei consiglieri che «volevano prima l’operazione verità sui conti del Comune e poi la sfiducia e adesso cambiano idea, sono sorpreso dalla loro marcia indietro. Evidentemente hanno qualcosa da temere». Gli stessi consiglieri, però, avevano chiesto al sindaco di portare il dissesto in Aula stesso il 24 novembre e discuterlo prima della mozione di sfiducia. Richiesta non accolta da Ciampi perché «non posso piegare le esigenze del dissesto a quelle della sfiducia. Siamo nei venti giorni fissati dal Prefetto (la diffida sugli equilibri di bilancio, ndr), non anticipo. Se i Revisori dei Conti hanno bisogno del tempo necessario per il parere, non porto in aula un dissesto senza la loro relazione solo per accontentare il fronte della sfiducia».

Il sindaco, inoltre, prova a giocarsi l’ultima carta per evitare la sfiducia del 24 novembre: «Per i consiglieri non cambia niente mandarmi a casa sabato o successivamente. Quindi possono ritirare la mozione di sfiducia in attesa del dissesto e ripresentarne una nuova, a meno che non abbiano paura». Non manca una domanda dal tono polemico al fronte della sfiducia, nel caso in cui venisse mandato a casa prima dell’eventuale dissesto: «IN campagna elettorale cosa racconteranno ai loro elettori in merito ai conti del Comune? Mi auguro che non assumano la posizione di Ponzio Pilato e Don Abbondio. Il dissesto riguarda presente e futuro di questa città».

Nel caso in cui il sindaco venisse mandato a casa, però, la famosa operazione verità non si fermerebbe. Con tutte le procedure ormai incardinate, tra delibera di Giunta sul dissesto e relazione del ragioniere capo che invece parla di pre-dissesto, toccherebbe al futuro commissario prefettizio prendere una decisione, ma per il sindaco «i consiglieri non fanno altro che evitare di prendersi le proprie responsabilità preferendo far decidere a un commissario».

Guardando indietro e a quanto fatto dalla sua amministrazione, Ciampi sostiene di non aver «nulla da rimproverarmi». Mentre non perde occasione per rispedire al mittente le accuse sulle nuove assunzioni che si apprestava a varare la sua amministrazione: «La vicenda è stata strumentalizzata in maniera squallida – denuncia Ciampi. Era un piano di assunzione programmato dalla vecchia amministrazione avviata sul piano di fabbisogno dell’ente sulla base di mobilità obbligatoria e volontaria. Il dirigente che ci è stato indicato non è stato scelto da noi, la Regione Campania ha fatto un solo nome. Abbiamo tre dirigenti su otto, sfido qualunque sindaco a rinunciare».

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