“Ci davano un tozzo di pane nero ogni dieci persone. Al forno crematorio sono scampato per un miracolo”

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Renato Spiniello – “Ero prigioniero in un campo di concentramento, in dieci persone ci davano da mangiare appena un tozzo di pane nero come la giacca che indosso. Ero arrivato a pesare 40 chili e ci facevano lavorare 13 ore al giorno in un’officina, ma noi eravamo contadini e non ci capivamo niente”.

Uno squarcio di seconda guerra mondiale raccontato da Giuseppe Pucino, internato militare al tempo in quanto soldato italiano catturato dopo l’armistizio e rimasto prigioniero dal ’43 al ’45. A 99 anni, il sig. Pucino è stato insignito questo pomeriggio, da parte del Prefetto di Avellino Maria Tirone, della medaglia d’onore concessa dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a quei cittadini irpini deportati e internati nei lager nazisti e destinati al lavoro coatto per l’economia di guerra. In tutto sono stati 12 i premiati e sig. Pucino di Montecalvo Irpino è l’unico ancora vivente che ha potuto ritirare di persona il premio.

“Sono contentissimo di averlo ricevuto – dice emozionato Giuseppe Pucino che gode ancora di buona salute – i giovani di oggi non sanno quello che ho passato e non credono a queste storie. Sono un miracolato, perché quando hanno fatto la decimazione per il forno crematorio io ero il nono, mentre il decimo, cioè quello dopo di me, è finito nel forno. Per essermi salvato devo ringraziare la Madonna”.

Presenti nell’Auditorium del Conservatorio “Cimarosa” di Avellino al momento della consegna della medaglia anche il figlio di Pucino, Luigi e il sindaco di Montecalvo Irpino Mirko Iorillo.