FOTO/ Quando c’era il Chromazone ad Atripalda, tempio della musica irpina

0
924

Pasquale Manganiello – Proseguiamo nella nostra carrellata di locali storici che hanno esaltato le notti di tanti giovani irpini e sanniti. Stavolta facciamo un salto, anche temporale, ad Atripalda visto che il Chromazone, tempio della musica irpina, oggi non c’è più.

Il Chromazone è nato nel 2010, il locale fu rilevato da una precedente proprietà che gestiva un club dal nome Overtone. Ne parliamo con uno dei fondatori, Mario Grifa.

“Durante quell’inverno  – ci dice Mario – seppi della possibilità di acquistare quel locale, lo vidi e subito iniziai ad immaginare le cose interessanti da poter proporre ad un pubblico sia provinciale che sub provinciale. L’idea di avviare un music club proveniva dalla mia passione per l’organizzazione di eventi, passione evolutasi dopo la mia laurea in Economia del Turismo e dopo l’esperienza avuta con la progettazione, l’organizzazione e la gestione di eventi culturali per una serie di Comuni irpini.”

Il Chromazone, come tutti ricordano, non aveva un solo target di riferimento, ma diversi.

“Questo perchè si cercava di attrarre appassionati di arte contemporanea con mostre cicliche, sia fotografiche che pittoriche, appassionati di musica colta con jazzisti, anche da oltre oceano, e appassionati di rock, sia indipendente che classico, suonato da cover band. Ci sono state tantissime serate degne di un ricordo ma quelle più belle e importanti dal punto di vista delle presenze furono queste:

– 24 grana (il locale era talmente pieno che a metà del concerto decidemmo di aprire le porte permettendo a chi era senza biglietto di ascoltare il concerto dall’esterno), Stef Burns; Andy dei Bluvertigo; Gennaro Porcelli; Peppo o Blues; Giorgio Canali; Andrea Braido; Piotta; Richard Benson; Mariantonietta.

Quella con la massima affluenza, però, fu a capodanno 2011 con VinylGiampy. Non so quante persone ci fossero, so solo che il locale fu devastato e la festa finì alle 4 del mattino con l’arrivo dei carabinieri chiamati da uno che non riusciva ad entrare. Storie di rock’n roll, insomma!”

Certo che al Chromazone, ed io ci sono state parecchie volte,  l’atmosfera che si era creata era bellissima. Poi quella stagione di grande respiro musicale irpino si concluse e Mario ne racconta amaramente il perchè.

“Burocrazia infinita, problemi economici, qualche sgambetto di troppo non ci permisero di andare avanti. Quello che rimane è la “testimonianza”: mi conoscono tutti, musicisti e non, si ricordano ancora del locale e chiunque mi incontra per strada lo rimpiange, facendomi soffrire non poco. Se è possibile ringraziare lo staff, ringrazierei Filomena, Luca, Antonella, Domenico e Franco. Per Bianca, invece, un ringraziamento speciale perché mi ha sbalordito per il bene e l’altruismo dimostratomi.”

Nella prossima puntata di Locali Storici ritorneremo nel Sannio…stay tuned!