Chris Cornell incanta Roma, la sublimazione di uno show acustico

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Pasquale Manganiello – Ipnotico. Chris Cornell incanta Roma nella splendida cornice dell’Auditorium della Musica con un concerto acustico da brividi. “One man show” allo stato puro, Cornell non si risparmia ed accompagna alle sue prerogative di estensione vocale e presenza scenica un’interazione costante con il pubblico che riscalda e diverte, intramezzando il suo repertorio scuro grunge/rock con sorrisi, racconti di aneddoti e ringraziamenti.

La serata si apre con Fantastic Negrito (bella la versione di ‘Where did you sleep last night’), poi luci puntate sull’entrata in scena acclamatissima del frontman dei Soundgarden. Sento subito una ragazza gridare, quasi incredula, un “mamma che figo” che descrive in maniera inappuntabile lo stato di forma del cantante, magro, duro e puro come negli anni ’90.

Cornell non si fa mancare nulla: il suo repertorio variegato passa dai grandi classici dei Soundgarden (Fell on Black Days, Black Hole Sun) alla celebrazione dei 25 anni dell’album ‘Temple Of the Dog’, omonimo del supergruppo nato nel ’90, con straordinarie interpretazioni di “Call me a dog” e “Hunger Strike”(un tour in duo con Vedder e poi ce ne andiamo a casa tutti, finalmente soddisfatti); propone alcuni pezzi targati Audioslave (I’m the Highway e Like a Stone sono di impenetrabile purezza) e canzoni dell’ultimo album, sicuramente uno dei migliori lavori del 2015,  che gli permette di far dimenticare l’obbrobrio di “Scream” (2009).

Cornell ricerca il rapporto diretto con il pubblico passeggiando sul palco con chitarra e armonica, o seduto su uno sgabello accompagnato dal polistrumentista Brian Gibson che imperversa non marginalmente con mandolini, violoncello e piano, o utilizzando la pedaliera per mettere in loop suoni e voci, come nello psichedelico finale di “Blow up the outside world” e nella coverizzazione di “A day in the life” che chiude il set e che fa veramente la differenza.

Da brividi, veramente da brividi, la versione di “Sunshower”, unica (chiamiamola) imperfezione la cover di “One” suonata nella versione U2 e cantata con il testo riadattato di “One” dei Metallica.

Con i due pezzi del bis (Josephine, dedicato alla moglie presente al lato del palco, e Higher Truth che dà il titolo all’ultimo album), Cornell prima saluta i suoi fan, poi corre via verso il meritato riposo ai margini di uno show per palati fini, per chi riconosce l’arte assoluta in uno strumento, la voce, la sua voce, che è una pietra miliare nella storia del rock. Una condizione che il frontman ha sempre rivendicato come quando, recentemente, ha sottolineato sul proprio profilo facebook lo status degli Audioslave di prima rock band che ha suonato a Cuba, sbugiardando quanti (troppi) recentemente hanno apposto questa etichetta sui Rolling Stones in occasione del concerto tenuto a L’Avana lo scorso 25 Marzo.

“Wow, even with a platinum documentary DVD of the event, only those who were there get it right!” postò all’epoca.

Come dargli torto: i vari video di quell’esibizione, in particolare la versione di I’m the Highway (sono innamorato di questo pezzo ma quella interpretazione, e rassicuro chi non l’ha vista, inibirebbe ogni scettico) fa parte dei patrimoni del rock.

Chris Cornell a Roma: non c’era null’altro da fare che godersi lo spettacolo.

Setlist:

Before We Disappear
Can’t Change Me
The Times They Are A-Changin’ (Bob Dylan)
As Hope & Promise Fade
Nearly Forgot My Broken Heart
Like a Stone
Exercise
Fell on Black Days
Doesn’t Remind Me
Call Me a Dog
Wooden Jesus
Blow Up the Outside World
Let Your Eyes Wander
One
You Know My Name
Sunshower
Rusty Cage
When I’m Down
I Am the Highway
Hunger Strike
Black Hole Sun
Times of Trouble
Nothing Compares 2 U
A Day in the Life

Bis

Josephine
Higher Truth

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