Caserta – Sigilli per sequestro giudiziario, i timbri dicono che quello di Concetta Mobili è il terzo fallimento del 2009. È notizia malinconica, quel cartello dell’ufficiale giudiziario, perché annuncia che è definitivamente calato il sipario su uno spaccato particolarissimo del mondo commerciale casertano, sul negozio che era casa e bottega di Concetta Di Palma, poi maritata Giannetti e, infine, solo e solamente e universalmente Concetta Mobili. Vendeva mobili per giovani sposi Concetta, senza interessi. Era nata da famiglia di fruttivendoli , il commercio nel sangue, il matrimonio e poi il negozio aperto lungo l’Appiamarket, la statale che presentava un’infilata di negozi e fabbrichette artigianali prima dei supermercati, ancora oggi senza soluzione di continuità da Caserta a Santa Maria Capua Vetere. Un salone espositivo di mobilia dal gusto un po’ fuori dalle righe, ma che tirava: panciuti comò e armadi, specchiere di improbabile stile veneziano, intarsi e stucchi da capogiro, anche le toilette dette “ballerine”, lettoni imperiali con tanto di ricciolute bambole “spaparanzate” al centro. Prima i manifesti, poi la televisione e Concetta diventò una televenditrice che Aiazzone, quello che imperversava al nord, se lo metteva in tasca. Gli spot sempre più lunghi e numerosi su emittenti locali diventarono quello che oggi si dice cult, una goduria di pubblicità col cuore in mano, dirette a mamme e “Figlie miei, Cuncetta ve vo’ aiutà, camera da letto, da pranzo, salotto e cucina, due milioni a rate, la macchina scappottabile, il servizio fotografico per lo sposalizio e l’avemaria cantata da Mario Merla”. L’eloquio non proprio da accademico della Crusca, un mix di italiano-napoletano shakerato con grande umanità. Finì nei talk show di Maurizio Costanzo e Piero Chiambretti, fu ospite fissa a Canale 34 di Lino D’Angiò. Un grande personaggio Concetta, indomita nonostante non pochi colpi incassati dalla vita. Morì d’improvviso il 26 aprile del 2005 e da quel giorno qualcosa ha cominciato a non funzionare più.