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“Chi ha paura della novità, etichetta l’altro come matto”: il commento del professor Ariano dopo le polemiche

“Quando una persona si spaventa di idee che non sa affrontare, una delle reazioni più comuni è etichettare come matti i portatori di queste idee. I matti erano chiamati una volta angeli di Dio perchè portavano un messaggio che la società comune non riusciva ad accettare. Quando si ha paura delle novità, il rischio è che si etichetti come malato mentale chi ne è generatore, un modo poco corretto di relazionarsi con la diversità che può portare crescita e sviluppo.”

Giovanni Ariano, irpino di Marzano di Nola, presidente della Sipi, Società Italiana di Psicoterapia Integrata, e della cooperativa Integrazione, interviene sulle polemiche generate dalle parole di Pietro Foglia, candidato alla Camera nel Collegio Avellino, il quale durante un intervento politico a Sperone ha definito i Cinquestelle “dissociati mentali” e “con problemi di mente”. Centinaia i commenti negativi per un’uscita infelice e poco rispettosa di chi vive il dramma di una malattia che, come il professor Ariano chiarisce, va affrontata con impegno e studio profondo.

“Prima esistevano i manicomi, ora esiste la cura farmacologica – dichiara Ariano – poi c’è un secondo atteggiamento che vede la malattia mentale come un’opportunità per sfruttare le proprie capacità. Nella malattia mentale incappano persone che hanno molte capacità che in determinati contesti non hanno avuto strumenti per poter essere utilizzate al meglio. La malattia mentale è causata da una predisposizione organica, dall’ambiente sociale e da aspetti psicologici sfavorevoli. Occorrerebbe lavorare su predisposizione biologica, sul contesto familiare e sociale ma ancora di più sulla volontà del paziente di riorganizzarsi.”

“La psicoterapia – continua Ariano – non è prevista dallo Stato per i malati mentali. Le persone povere non possono accedere a queste cure e sono costrette a curarsi con i farmaci. In Campania per tutte le malattie un medico di base può scegliere le strutture in cui inviare il paziente, al malato mentale questo diritto è tolto: stabilisce lui se si deve curare e dove si deve curare. Per poter fare questa rivoluzione bisognerebbe cambiare il contesto familiare. Le regole di convivenza sono complicate, c’è dolore e sofferenza nei familiari che inizialmente vogliono portare i pazienti a curarsi ma poi vengono surclassati dal contesto.”

“Portiamo avanti la sensibilizzazione all’interno delle scuole e delle istituzioni – conclude il presidente Sipi – stiamo lavorando tanto affinchè anche il malato mentale abbia il diritto a scegliere il tipo di cura ed il medico curante. Se non si fa questo, tale conquista in Italia non si realizzerà.”

 

 

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