CGIL e FP CGIL evidenziano le necessità della Sanità Irpina

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Chirurgia sanità medici
Chirurgia sanità medici

La Funzione Pubblica CGIL di Avellino e la Cgil di Avellino hanno analizzato le condizioni del settore sanitario in provincia di Avellino dopo due mesi dalla presentazione del piano ospedaliero da parte della Regione Campania.

Un piano che secondo FP e CGIL non ha dato alcuna risposta in termini di servizi sanitari alla Provincia di Avellino.

In Irpinia sono ancora lunghissime le liste di attesa per i pazienti che devono sottoporsi ad importanti esami specifici. Si va dai 5 mesi per una semplice ecografia, ai 6 mesi per un Tac, 7 mesi per una mammografia ed occorre attendere oltre un anno per sottoporsi ad una scintigrafia. A ciò si aggiunge un sottodimensionamento del 30% della forza lavoro necessaria in riferimento al personale medico, infermieristico e tecnico.

Le promesse elettorali di Caldoro non hanno sortito alcun effetto – dichiara Vincenzo Petruzziello, segretario provinciale della CGIL di Avellino – i mille posti letto annunciati e i 230 milioni di avanzo di bilancio per il settore sanitario sono state solo trovate elettorali che non hanno raggiunto nemmeno lo scopo per le quali erano state messe in piedi. L’aspetto politico elettorale – aggiunge Petruzziello – non ci interessa, considerando che a pagare il prezzo sono i cittadini ed i pazienti con pronto soccorso stracolmi, lunghe liste di attesa, servizi sul territorio sempre più insufficienti”.

La CGIL e la FP CGIL evidenziano le immediate necessità del comparto sanitario campano:

E’ necessario – spiegano Petruzziello e Marco D’Acunto della FP CGIL di Avellino – potenziare i reparti oncologici e di salute mentale, attivare immediatamente la programmazione pluriennale anche per definire la pianta organica necessaria e conseguentemente attuare l’assunzione del personale a tempo indeterminato. E’ prioritario – per CGIL e FP CGIL – razionalizzare la rete dell’emergenza territoriale, delle guardie mediche e per la continuità assistenziale.

“Il ricorso spropositato allo straordinario – afferma D’Acunto – testimonia la carenza conclamata di personale, l’uso delle prestazioni aggiuntive costano dieci volte di più rispetto alle assunzioni per il completamento della pianta organica, senza considerare il ricorso a prestazioni di consulenza medica in convenzione con altre aziende sanitarie ed ospedaliere. Tutti costi – dice D’Acunto – che possono essere utilizzati, per lo sblocco del turn over e garantire una forza lavoro adeguata a fornire standard minimi di assistenza attualmente negati”.

Non appare più roseo il quadro della sanità convenzionata, secondo la CGIL, che in Irpinia vive momenti di forte drammaticità.

Ogni giorno vengono annunciati fallimenti in quanto l’aumento tariffario previsto non è adeguato ai costi sotenuti e non si sottoscrivono gli accordi con la struttura commissariale della Regione Campania. Pazienti e lavoratori vengono utilizzati in tal senso come elemento di ricatto determinando dinamiche che verrebbero ancora una volta a depauperare il settore dell’assistenza pubblica”.

In alcuni settori, come per quanto concerne la riabilitazione, la sanità convenzionata irpina opera in regime di monopolio, lasciando al pubblico solo il 4% delle prestazioni. Ciò nonostante non si contano i casi drammatici di vertenze come per la Villa dei Pini, la Diagnostica Medica, il laboratorio biodiagnostico Montevergine e la difficile situazione della Casa di Cura Malzoni, dove per evidenti errori gestionali sono a rischio 200 posti di lavoro e oltre 150 posti letto.

Al quadro fosco della sanità privata, secondo la CGIL, si somma quello delle strutture pubbliche.

A Bisaccia è stato chiuso l’ospedale lasciando senza servizi un bacino di oltre 50 mila cittadini.

A Sant’Angelo dei Lombardi l’ospedale ha ormai pochi reparti e il reparto di ortopedia non è mai stato aperto.

Ariano Irpino e Solofra hanno subito il declassamento delle loro strutture ospedaliere mentre per Avellino l’azienda Moscati subisce un sottodimensionamento di 250 unità con il conseguente accorpamento o chiusura di reparti.

Gravissima anche la situazione dell’assistenza domiciliare per i malati oncologici sospesa per 1500 pazienti aventi diritto, caso già denunciato dalla CGIL di Avellino nel 2013, senza alcun esito.

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