Cervinara – Sono più di cinquanta i proprietari di fondi della montagna cervinarese sul piede di guerra, a causa degli espropri dei terreni per la costruzione delle opere di ingegneria idraulica deliberate dalla Regione Campania e necessarie ad eliminare il rischio idrogeologico. Proprio in questi giorni i tecnici dell’impresa napoletana Costruzioni e Progettazioni s.r.l. stanno procedendo tra proteste e discussioni al picchettaggio di terreni, oltre che alla stesura per i singoli fondi dello stato di consistenza necessario a determinare il prezzo da rimborsare. Tutto questo avviene nella montagna a ridosso delle Frazione Castello, teatro nel dicembre 99 della tragica alluvione. Ma la gente non ci sta: lamenta che le opere stravolgeranno l’intera zona, con decine di ettari di fondi coltivati a castagneto che andranno distrutti per sempre. Alta è la tensione e nei giorni scorsi è stato addirittura necessario l’intervento dei Carabinieri per consentire il lavoro dei tecnici. Ora tutti i proprietari – alcuni dei quali si sono trovati i fondi picchettati senza nessuna notifica di esproprio – si stanno organizzando. Si sono rivolti ai legali per bloccare quello che definiscono uno scempio. “Le opere sono necessarie – dicono – noi non discutiamo questo, ma la loro localizzazione poteva essere prevista per una zona più a monte, in area demaniale, dove non ci sono castagneti. Non è questo il modo di agire e il Comune è completamente assente.” L’intervento, messo in campo dal commissariato di governo della Regione Campania, prevede la sistemazione idraulico-forestale del bacino idrografico del torrente Castello, con la costruzione di enormi vasche, lunghe circa 200 metri e larghe 40, per contenere eventuali materiali portai giù da eventi alluvionali. Un fatto che avrà ricadute su molte famiglie che perdendo i propri fondi saranno privati, in alcuni casi, dell’unica forma di reddito. Ora si attende un intervento del Comune, in ultima analisi resta il ricorso al Tar.