“Cedi la strada agli alberi”, la poesia di Franco Arminio

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Franco Arminio, classe 1960, dedica questo libro ai suoi figli. In queste pagine si mescolano il lirismo e una visione pragmatica della vita, che porta “dove c’è il mondo, non dove c’è la poesia”. Ambientalista e apertamente di sinistra, Arminio si schiera contro le multinazionali, racconta i vecchi, gli ultimi, protagonisti della sua contemporanea Spoon River, partita da “Cartoline dai morti” e “Vento forte tra Lacedonia e Candela”. Il suo è un viaggio toccante e commosso nell’Italia interna, fra le ossa e la polpa di un Sud martoriato, in cui si muore tre anni prima che al nord. È un viaggio per contadini e poeti, per chi sa fare il pane. Consigliato a tutti, in particolar modo ai ragazzi che stanno crescendo ed erediteranno la nostra terra.

Durante le sue presentazioni, Arminio passa agilmente dal dire che “l’Eni è una merda” al far cantare Albachiara di Vasco Rossi. Il contemporaneo si mescola all’antico, così lo scrittore può dire: “Portami con te in un supermercato, dentro un bar, nel parcheggio di un ospedale”.

L’incipit di “Cadi la strada agli alberi” svela una visione rivoluzionaria del mondo: “Abbiamo bisogno di contadini, di poeti” . La sua “Lettera ai ragazzi del Sud”, contenuta nel libro, è un vero e proprio manifesto letterario. Mi fa piacere condividerla con voi.

Lettera ai ragazzi del Sud

Cari ragazzi, abitate da poco una terra antica, dipinta con le tibie di albe greche, col sangue di chi è morto in Russia, in Albania. Avete dentro il sangue il freddo delle navi che andavano in America, le grigie mattine svizzere dentro le baracche. Era la terra dei cafoni e dei galantuomini, coppole e mantelle nere, era il Sud dell’osso, era un uovo, un pugno di farina, un pezzo di lardo. Ora è una scena dissanguata, ora ognuno è fabbro della sua solitudine e per stare in compagnia si è costretti a bere nelle crepe che si sono aperte tra una strada e l’altra, tra una faccia e l’altra. Tutto è spaccato, squarciato, separato. Sentiamo l’indifferenza degli altri e l’inimicizia di noi stessi. Uscite, contestate con durezza i ladri del vostro futuro: sono qui e a Milano e a Francoforte, guardateli bene e fategli sentire il vostro disprezzo. Siate dolci con i deboli, feroci con i potenti. Uscite e ammirate i vostri paesaggi, prendetevi le albe, non solo il far tardi. Vivere è un mestiere difficile a tutte le età, ma voi siete in un punto del mondo in cui il dolore più facilmente si fa arte, e allora suonate, cantate, scrivete, fotografate. Non lo fate per darvi arie creative, fatelo perché siete la prua del mondo: davanti a voi non c’è nessuno. Il Sud italiano è un inganno e un prodigio. Lasciate gli inganni ai mestieranti della vita piccola. Pensate che la vita è colossale. Siate i ragazzi e le ragazze del prodigio.