Avellino – L’ha ribattezzata ‘Operazione Fiducia’ Pasquale Picone, capo della Mobile della Questura di Avellino, che nel primo pomeriggio di oggi ha eseguito l’arresto a Pago del boss latitante Salvatore Cava, unitamente ai colleghi della squadra Mobile di Napoli diretta da Vittorio Pisani e Andrea Curtale. “Si è giunti a questo risultato – ha spiegato Picone in sede di conferenza stampa – soltanto grazie alla fiducia e alla stima reciproca che lega le due squadre di Napoli e Avellino”.
La cattura odierna del giovane boss Cava rappresenta un duro colpo inferto alla criminalità organizzata del Vallo Lauro e Baianese.
Inserito tra i cento latitanti più pericolosi del Paese, Salvatore Cava aveva preso di fatto le redini dell’omonimo clan, già decimato nel corso delle operazioni portate a termine dalle forze dell’ordine nel 2008 e nel 2009.
Così il Questore di Avellino, Antonio De Iesu: “Abbiamo lavorato per due anni in un clima difficile e di assoluta omertà. Un plauso va fatto in questo senso agli agenti impegnati sul campo”.
A specificare i contorni del ‘blitz’ è Rosario Cantelmo, capo della Dda di Napoli: “Si tratta di un’operazione importante che va a centrare il cuore del problema. Salvatore Cava stava tessendo le fila per ricreare l’organizzazione ma lo Stato non ha mai mollato la sua presa. La cattura del boss è frutto di un lavoro certosino, paziente e professionale. Nessuno ci ha regalato nulla: un plauso va fatto anche alla Dda di Napoli che ha saputo coordinare egregiamente le operazioni”. Gli agenti della Mobile di Avellino e Napoli hanno rinvenuto all’interno della villetta di Pago diversi rilevatori e microspie. “Ma Salvatore Cava – ha concluso Picone – nel corso della sua latitanza, aveva mutuato le tradizionali cautele insegnategli dal padre, cosa che ha reso ancor più difficile la sua cattura, per di più in una realtà territoriale tanto piccola quanto solidale con questi esponenti”.