Catanzaro-Avellino, ci risiamo: gli scenari del processo d’appello

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di Claudio De Vito – L’aula della giustizia sportiva torna a spalancare le proprie porte in via Campania a Roma, dove mercoledì prossimo 11 aprile si terrà l’udienza-bis del processo d’appello per il cosiddetto caso Catanzaro ovvero per la presunta tentata combine della partita tra i giallorossi e l’Avellino del 5 maggio 2013. L’appuntamento è stato fissato alle 15 per riallacciare il filo del discorso interrotto lo scorso 13 febbraio a causa di una questione procedurale che ha dilatato i tempi del processo dinanzi alla Corte Federale d’Appello.

Si riparte dal ricorso che la Procura Federale inoltrò a dicembre contro la sentenza di proscioglimento emessa dal Tribunale Federale Nazionale, che con la sua pronuncia smontò tutto il castello accusatorio nei confronti dei due club e degli altri soggetti deferiti (il presidente Walter Taccone e il direttore sportivo Vincenzo De Vito su sponda biancoverde).  L’accusa ha rilanciato e lo farà con maggiore forza mercoledì per ripristinare le sue pesantissime richieste, su tutte la retrocessione all’ultimo posto in classifica a carico delle due società per il presunto tentato illecito sportivo.

Il modus operandi degli 007 federali coordinati dal sostituto Procuratore Federale Gioacchino Tornatore è noto ormai dalla prima udienza d’appello: introdurre in appello quegli atti (l’ordinanza di custodia cautelare del Gip di Palmi e l’informativa di reato della Guardia di Finanza) sui quali i deferimenti della Procura Federale si basarono a suo tempo, ma che furono omessi in primo grado probabilmente per una dimenticanza costata cara e sottolineata dal TFN in sede di motivazione della sentenza.

L’accusa provò a forzare la mano in tal senso già il 13 febbraio trovando la ferma opposizione delle difese, le quali si imposero al cospetto della Corte ritenendo di dover prima esaminare la questione preliminare procedurale, ovvero gli atti riguardanti il verdetto Cozza presso la Commissione Disciplinare del Settore Tecnico (condanna a 9 mesi di squalifica più 11.900 di ammenda). Nulla a che vedere con la gara del 2013 contestata dalla Procura Federale nel merito, ma appunto soltanto nella procedura dal momento che il deferimento relativo all’ex tecnico del Catanzaro fu inserito dall’accusa nello stesso procedimento della presunta tentata combine.

Due gli scenari possibili mercoledì a Roma: ammissione nella causa sportiva degli atti in questione da parte dei giudici del secondo grado con conseguente rinvio ad altra udienza oppure rigetto della richiesta della Procura Federale, il che darebbe luogo all’esame del ricorso della stessa Procura nel merito con verdetto e quindi parola fine sul processo sportivo. L’introduzione dell’ordinanza e dell’informativa non preoccupa più di tanto i legali di parte che hanno quale unico interesse una decisione tempestiva da parte dell’organo giudicante.

Gli atti acquisiti dall’inchiesta della magistratura ordinaria infatti contengono alcune intercettazioni nelle quali l’ex presidente del Catanzaro Giuseppe Cosentino si sfoga dopo la partita con la figlia Ambra (oggi ascoltata dalla Procura Federale in audizione) e con l’allora ds Armando Ortoli. Intercettazioni che secondo l’accusa rivelano il piano della presunta tentata combine. Seconda puntata dell’appello all’orizzonte: Avellino e Catanzaro confidano nel proscioglimento-bis.