Avellino – “La vicenda Lsu esige un intervento di chiarezza definitiva sulla nostra posizione, che è evidenziata da squarci di veli di convenienze personali, strumentalizzazioni irresponsabili ed ipocrisie insopportabili “. Recita così la nota del rappresentante del Fiorellino, Mario Bruno, sul caso dei lavoratori socialmente utili del Comune di Avellino. “Abbiamo rispetto – prosegue l’informativa – del dramma di quanti rischiano di perdere il lavoro, ed esprimiamo dissenso verso quanti (sindacalisti, sindacati) piuttosto che comprendere come si rende necessario organizzare un nuovo modello dei servizi pubblici in uno scenario di straordinaria competizione, si affannano in una difesa di una condizione del lavoro superata, che equivale al rinvio di una fine certa”. Dopo la premessa i punti salienti: Come si tutela veramente il lavoro? Chi intende veramente farlo? “Non temiamo – è la risposta – di discuterne seriamente e pubblicamente. Quando smobilita un’azienda, si dovrebbe comprendere come fare per organizzare un nuovo modello produttivo, per creare le condizioni non della sopravvivenza, ma del rilancio strategico che sia in condizione di tutelare effettivamente il diritto al lavoro in un quadro di maggiore dinamicità, i livelli occupazionali in un contesto che si apre alla logica del mercato, che deve fare riferimento ai principi della qualità dei servizi e dell’efficienza economica”.
Dunque, il punto in provincia è sull’organizzazione dei servizi pubblici locali: “Come, per esempio, sulla ristrutturazione dei modelli e dei processi produttivi industriali, su tutto. Il resto è demagogia irresponsabile e qualunquista di quanti, pur essendo investiti della funzione di promuovere la tutela del lavoro, non riescono più a comprendere che i problemi del lavoro richiedono risposte nuove, diverse, più avanzate che coniughino efficienza, flessibilità e tutela dei diritti, in questo contesto globale e locale che si apre alla logica della competizione e del mercato”. Altra domanda: “Possiamo parlare seriamente di questo? Sulla questione lsu al Comune di Avellino, riteniamo che si debba procedere, ritenendo di avere a riferimento la necessità di organizzare servizi di qualità e di efficienza, che rispondano ad una dimensione moderna della cittadinanza. Questo è l’unico modo per garantire tutela effettiva ai posti di lavoro, rimanendo indifferenti al fatto che questo sia organizzato con il pubblico o con il privato”. Su questo tipo di approccio: “Saremo fermi – continua Mario Bruno nel lungo documento, che prosegue con questi toni – perché riteniamo doveroso essere portatori di nuovi doveri e responsabilità, assumere comportamenti nuovi che rompano gli schemi inadeguati del passato, per definire criteri adeguati di indirizzo delle scelte pubbliche che possano corrispondano alle risposte da realizzare. Questo non ci impedisce di cogliere il dramma di quanti pensano di rischiare di perdere il lavoro, dramma al quale occorre rispondere non con la riproposizione di modelli organizzativi dei servizi e dei processi di produzione superati, ma con la prefigurazione di una proposta che punti alla difesa dei livelli occupazionali con riferimento ai livelli di efficienza e qualità nella erogazione dei servizi. Per noi, una scelta di solidarismo si fonda su un principio di efficienza economica. Da questo punto di vista, dobbiamo prendere atto, viceversa, che il sindacato è attestato su posizioni di retroguardia, conservazione, arretratezza culturale, sottraendosi alla responsabilità di concorrere a qualificare in maniera nuova e moderna il profilo dell’azione sul territorio ed adagiandosi sul facile compito della difesa delle rendite di posizione destinate ad essere travolte. Quando si comportano così, come sul caso degli LSU, i sindacati sono espressione del vecchio, rappresentano un ostacolo al processo di modernizzazione dell’Irpinia, senza rendersene conto. Noi diremo queste cose senza tentennamenti, perché non vogliamo che il dibattito rimanga avvolto da ipocrisie e convenienze, dove i tentativi di innovazione trovano scontro con la resistenza forte di interessi particolari. Non c’è nulla di più vecchio del Pionati di turno, il quale, con aria impudente, a Roma sulla vicenda Telecom di queste ore sostiene posizioni liberiste ed a Avellino sulla vicenda LSU sostiene posizioni protezionistiche, in barba ad ogni considerazione necessaria sul tentativo, invece, di introdurre elementi. Della serie che la politica in questa provincia rischia di non chiedere più vincoli di coerenza e credibilità alle persone nelle cose che si dicono e che si fanno. E non è un caso che questa posizione demagogica abbracci il sen. Pionati ed i sindacati. Noi vogliamo aprire un dibattito serio in una provincia che rischia di ingrigirsi, se il dibattito e le azioni della politica e dell’amministrazione non provano a misurarsi su una condizione mai sperimentata che i problemi di un tempo nuovo pone a chi ha una responsabilità politica. Questa responsabilità è un richiamo al rigore, che deve vincolare tutti, coinvolgere la pubblica opinione che non può più partecipare da spettatore disincantato. Anzi, la pubblica opinione ascolti e si faccia un’opinione meditata, libera dai condizionamenti e dalle suggestioni piegate alle logiche delle convenienze di corto respiro, che non dischiudono all’Irpinia le opportunità della ripresa nella direzione di costruire un sistema territoriale che riesca ad attrarre ed a competere. Noi guardiamo avanti, non dietro. Guardiamo agli interessi generali di tutti i lavoratori e non a quelli di alcuni, che oggi stabiliscono relazioni particolari con sindacati e sindacalisti. L’Irpinia per guardare avanti con fiducia deve saper cambiare, deve esigere nuovi comportamenti e nuove assunzioni di responsabilità. Noi siamo pronti”.
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