Caso Desmon, gli Usa scelgono l’Irpinia come nuovo polo industriale del freddo

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«La politica del fare è apprezzata all’estero e non in Irpinia. Nonostante aree industriali poco appetibili e poche istituzioni attente ai problemi reali del mondo dell’impresa, riusciamo ad emergere per qualità». Corrado De Santis, titolare della Desmon, società campana che costruisce frigoriferi industriali ed attrezzature per il catering, spiega come i prodotti dello stabilimento di Nusco sono sempre più apprezzati dalle grandi catene internazionali, da McDonald’s a Kentucky Fried Chicken. Nello stabilimento dell’Alta Irpinia, dove lavorano 73 dipendenti, grazie alla sinergia con la multinazionale Middleby e grazie ad una costante attività di ricerca ed implementazione del prodotto, non solo si è riusciti a superare la crisi, ma ad affermarsi come eccellenza internazionale.

Quando si è diffusa la notizia che l’americana Middleby aveva acquistato l’intero pacchetto della Desmon, sembrava svanire un sogno. Considerando l’ultima presentazione della realtà irpina all’Expo, invece, non solo sembra essere tornato il vento a favore, ma c’è apprezzamento e stima per le produzioni locali. Quali sono le ragioni del cambiamento?

«Sono contento perché c’è qualcuno, in questa provincia, che apprezza la politica del fare. Non molto spesso le persone del luogo sono a conoscenza di quello che fanno le imprese. Stiamo ricevendo commesse da tutto il mondo, mentre la gente in Irpinia non sa quello che produciamo. All’estero, le imprese si fanno apprezzare per ciò che fabbricano. In provincia, invece, c’è sempre scetticismo. Siamo riusciti a superare la crisi perché abbiamo creduto nel cambiamento e soprattutto abbiamo sviluppato una mentalità volta alla globalizzazione. Nel mondo ci apprezzano perché siamo affidabili, propositivi e soprattutto cerchiamo di investire in termini d’innovazione e ricerca».

Si vocifera un interesse degli statunitensi alle aree interne. E’ possibile un polo del freddo europeo in provincia di Avellino?

 «Considerando le difficoltà del nostro settore, in Irpinia siamo riusciti a creare una grande realtà, che ha potenzialità di crescita. La provincia di Avellino è un gran bel territorio per chi vuole investire ed è dotato di una cultura del lavoro. La Desmon è una realtà studiata dagli americani e presa come modello. Non le nascondo che gli stessi statunitensi e non solo hanno interesse a questo settore. Per tale ragione, l’idea del polo europeo del freddo non credo sia utopia».

Un punto di forza della Desmon è la ricerca. Come possiamo essere competitivi nel mondo, fermando la fuga dei cervelli?

«Il discorso delle menti che vanno all’estero non è un problema locale, ma una questione culturale che riguarda l’intero Paese. Questa provincia, ad esempio, sforna ottime menti. Per tale ragione, tutte le istituzioni devono collaborare per fare in modo che chi vale possa dare qualcosa in più al territorio. La priorità, però, resta quella di far valere il merito e di superare i clientelismi. Tale step significa molto per incentivare i giovani professionisti a non andare via».

A proposito d’istituzioni, come sono le relazioni con gli enti locali?

«Considerando che il novanta per cento del nostro fatturato è all’estero, non dobbiamo confrontarci nella quotidianità con le istituzioni locali. Salvo alcune eccezioni, però, vedo molta inefficienza. Un esempio virtuoso è quello della Camera di Commercio di Avellino, che cerca di proporsi in modo originale. Basti pensare all’Expo, dove l’ente camerale è l’unico dell’intero Mezzogiorno. Poche sono le istituzioni che credono nei progetti futuristici e ad ampio respiro. Non c’è lungimiranza».

Si parla tanto di sviluppo, come possiamo rendere le aree industriali dei territori più appetibili?

«In primis, bisogna ragionare guardando ad un mercato globalizzato e tenendo conto dei diversi competitors: cinesi, turchi o brasiliani. Le valutazioni sulla competitività devono essere eseguite, osservando i cambiamenti del pianeta. Tante istituzioni, però, non riescono ancora ad operare al di fuori dell’Europa. Non le nascondo che ho grande imbarazzo nel portare clienti in Irpinia a vedere impianti tecnologici all’avanguardia e trovarmi di fronte ad aree industriali non curate. Per tale ragione, ritengo indispensabile valorizzare ancora di più chi riesce ad emergere in un contesto non del tutto facile».

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