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Candidature Pd, il day after: le reazioni degli esponenti irpini

Pasquale Manganiello – E’ stato un day after particolarmente agitato per il Partito Democratico Irpino. Ore di riflessione sia per chi da domani sarà in piena campagna elettorale, sia per chi ha avuto soltanto brutte notizie dal Nazareno.

Umberto Del Basso De Caro sarà il capolista alla Camera dei Deputati, nel listino proporzionale. Dopo il sottosegretario alle Infrastrutture ci sono le candidature del Segretario Regionale Assunta Tartaglione, del Segretario del Pd bolognese Francesco Critelli e di Valentina Paris, la deputata uscente irpina con pochissime possibilità di rielezione.

Luigi Famiglietti è quarto nel listino per il Senato: al primo posto il Ministro Valeria Fedeli, poi Stefano Graziano e Valeria Valente.

Agli uninominali Angelo D’Agostino nel collegio Avellino, Giuseppe De Mita nel collegio arianese, Luigi Famiglietti al Senato.

Non si sono fatte attendere le prime reazioni degli esponenti locali del Partito Democratico irpino.

“Forse meglio stare zitti, forse meglio non parlare. E’ il tempo del silenzio” – ha scritto su fb Roberta Santaniello quando ancora le candidature non erano state ufficializzate.

Maria Rusolo, esponente di Eudem, critica le scelte di Renzi che ha, di fatto, concesso le briciole alle minoranze:

“Visto quanto accaduto in direzione anche con Orlando e vista la scelta di Cuperlo, forse questi sono i segni più evidenti di che cosa abbiano determinato nel Partito Democratico queste scelte. Il nostro segretario ha smesso di ascoltare e di parlare ai territori si è circondato dei suoi fedelissimi ed incompetenti. Se le cose stanno così non prevedo nulla di buono, ma questo modo di agire non mi rappresenta.”

Paolo Spagnuolo, ex sindaco di Atripalda ed esponente della corrente decariana, evidenzia i limiti del Rosatellum:

“Faccio una breve premessa. Non condivido il sistema delle nomine. Preferisco il confronto con i territori, quindi la scelta da parte dei cittadini. Qualche deputato ha pagato con il giusto prezzo il privilegio di essere stato/a nominato/a. Ha pagato la frequentazione quasi esclusiva degli ambienti partitici romani, dimenticando il territorio irpino, le sue tante problematiche e, soprattutto, la sua aspettativa di sviluppo. Al netto della premessa, ritengo che il partito abbia premiato chi ha lavorato quotidianamente sul e per il territorio, come il sottosegretario Del Basso De Caro.

Il partito ha bisogno anche di una nuova classe dirigente : il PD irpino è stato punito anche alla luce della mancanza di linea politica in occasione delle amministrative scorse (quando abbiamo perso tanti Comuni). La classe dirigente e la deputazione irpina non ha brillato in riferimento al Comune di Avellino, dove nessuno è stato in grado di far lavorare l’amministrazione di centrosinistra, insediata non dall’opposizione, ma dal PD.

Aggiungo che una legge elettorale pessima probabilmente non determinerà un vincitore ma gli artefici di accordi che saranno adottati, tanto per cambiare, al di sopra di noi cittadini. Legge assurda anche per l’attribuzione del voto espresso per il proporzionale (la dico in maniera sintetica ) che va a beneficio automaticamente al candidato all’uninominale.”

Molto duro Giovanni Bove che non risparmia giudizi negativi sulla gestione del Partito Democratico avellinese:

“Le scelte maturate in queste ore sulle candidature nella nostra provincia rendono chiara l’avvenuta implosione della bolla speculativa del renzismo rampante. Chi voleva rottamare un sistema è finito vittima di quello stesso sistema ed ora cerca di rimanere a galla grazie ad esso. A mio avviso il punto non è l’ingresso di De Mita nelle liste del Pd, ma il modo attraverso cui ciò è avvenuto; per chi vive la dinamica della militanza vera e tradizionale è singolare dover accettare scelte calate dall’alto senza che nessuno dei parlamentari uscenti abbia avuto forza e coraggio di dire una sola parola su questo. Sia ben chiaro, infatti, che noi non siamo preoccupati dell’ingresso di De Mita perché il confronto che si regge sulla diversità di vedute può anche fare bene al partito, e certamente ciò servirà a fare pulizia delle tante altre mezze tacche che hanno bivaccato nel PD in questi anni.

Siamo delusi dal modo in cui il nostro partito ha scelto la sua classe dirigente in questi anni; eppure lo abbiamo gridato inascoltati che se non avessimo scelto la classe dirigente per meriti e competenze le conseguenze sarebbero state queste. Si è perseverato nell’errore ed oggi questi sono i risultati la cui responsabilità ricade tutta intera solo su chi fino ad oggi ha governato il PD nella nostra provincia. Nessuno dei parlamentari irpini uscenti meritava la riconferma perché non abbiamo visto una cosa in cui si sono distinti in questi anni, se non il fumo fatto con la manovella su Isochimica ed altri inutili proclami sullo sviluppo. Se la Paris ha avuto il posto che ha meritato per l’attività svolta ed il peso che ha saputo costruirsi in provincia, bruciando nei caminetti romani l’occasione unica a cui anni fa pure abbiamo concorso, chi rasenta il totale fallimento politico è Famiglietti. Offeso pubblicamente in un comizio da De Mita, bruciato da Renzi nella Direzione nazionale di venerdì, riammesso in extremis in un collegio in cui le uniche speranze di elezione sono legate al peso dei voti che De Mita porterà in dote per il meccanismo della legge elettorale. Alla fine il paradosso è che, qualora eletto, Famiglietti dovrà ringraziare proprio chi doveva essere il bersaglio della rottamazione Famigliettiana in salsa irpina.

Questa deriva può essere arginata per il futuro solo con la ricostruzione della comunità democratica, investendo nuovamente sulla struttura partito, riappropriandoci dei nostri luoghi di discussione, ripopolando le piazze, spiegando alla gente che idea di società abbiamo, in che modo vogliamo costruire gli Stati Uniti d’Europa, affrontando la questione dei circoli fantasma, selezionando la classe dirigente per meriti e competenze e non per logiche di appartenenza tribale. Eudem ad Avellino vivrà in questa ottica la prossima campagna elettorale provando ad essere presente nei circoli con questi contenuti e con un progetto che restituisca a iscritti e militanti dignità e presenza. Se il pd non capirà anche questa volta, vorrà dire che dal 5 marzo occorrerà predisporre un lungo elenco di TSO politico da eseguire in danno di chi ha, con tenace pervicacia, contribuito a distruggere il sogno nel quale abbiamo investito per 10 anni”.

“L’ufficialità delle liste – afferma Gaetano Alvino – punisce severamente il Partito Democratico irpino, incapace da tre anni di dotarsi di una classe dirigente tale da far rispettare a Roma le dimostranze dei territori. Le posizioni di vertice o eleggibili tutte destinate a non irpini o a chi ha avuto solo rapporti di simpatia con il Partito se non in alcuni casi addirittura scontro, pongono elettori e militanti dinnanzi ad una scelta non proprio facile, destinata ad avere conseguenze.”

“C’è amarezza, un’infinita amarezza, siamo stati mortificati” – dice l’ex segretario provinciale Carmine De Blasio – siamo stati trattati male, il nostro impegno in tutti questi anni non è stato tenuto in considerazione. Ne usciamo umiliati. Adesso venissero da Roma a spiegare ai nostri elettori come si fa a votare per candidati che non fanno parte del nostro progetto e che in passato lo hanno sempre contrastato”.

Durissima la posizione di Antonio Gengaro: “Cedere il collegio di Avellino ad una forza che non esiste, gli ex di Scelta Civica  significa mortificare il territorio. A Roma non abbiamo peso. Sarà difficile ora esortare a votare per questi candidati”.

Sarcastico Vanni Chieffo: “Candidature che hanno realizzato i sogni dell’ elettorato Pd”.

 

In aggiornamento

 

 

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