Candelora, Piergiuseppe Pesce inaugura l’edizione 2024 con la mostra “L’ultima crociata

0
1794

Sarà l’artista NeoPop Piergiuseppe Pesce ad inaugurare l’edizione 2024 con la sua mostra “L’ultima crociata. Il perdono”: un esercito di sculture, tra Santi e Madonne, rivolto verso l’altare della Chiesa Monumentale dell’Annunziata Vecchia, nel centro di Mercogliano

 Una schiera di statue in resina policroma che si avvia verso la redenzione: una processione ferma, compatta, eppure in cammino è quella a cui darà vita l’artista NeoPop Piergiuseppe Pesce, all’interno degli spazi della Chiesa Monumentale dell’Annunziata Vecchia, che apre eccezionalmente le sue porte in occasione della Candelora 2024.

“L’ultima crociata. Il Perdono” sarà inaugurata il 29 gennaio alle 18, alla presenza dell’artista insieme a Don Vitaliano Della Sala ed Enrico Mascilli Migliorini. La presentazione ufficiale sarà accompagnata da un aperitivo voluto e organizzato dalla chef e titolare della pasticceria Dolciarte, Carmen Vecchione.

Curata da Ri.Genera Impresa Sociale, con la direzione creativa di Massimo Saveriano e il sostegno del Comune di Mercogliano, la mostra resterà visitabile fino al 29 febbraio. Prima tappa di un percorso artistico, culturale, di fede e devozione che culminerà il 2 febbraio con il rito della luce e l’ascesa per raggiungere la Madonna di Montevergine, tra storia pagana e cristianesimo popolare.

Una liturgia dell’arte che si fonderà con quella dello spirito e dell’anima di Piergiuseppe Pesce, cattolico, credente e profondamente ispirato dalla bellezza della santità di cui è intrisa questa installazione: esposta nel 2006 nella Chiesa di San Carlo Borromeo a Spoleto, nel 2011 a Gualdo Tadino – tra le mura imponenti della Rocca Flea – accolta nel 2013 a Gubbio nella Chiesa di Santa Maria dei Laici, cambierà ancora volto e si rinnoverà tra le architetture dell’Annunziata. Perché i veri protagonisti di questa opera sono gli spettatori, capaci di renderla viva, di animare questo gruppo scultoreo – fatto di migliaia di statue, di veli, di corone, di vesti, di simboli – con emozioni e passioni umane.

Così l’artista chiede perdono e ci invita a percorrere lo stesso cammino: Santi, Martiri, Vergini e noi, insieme.

PIERGIUSEPPE PESCE

Nato a Napoli nel 1965 si è formato prima al Liceo Artistico di Napoli e successivamente all’Accademia delle Belle Arti di Perugia come scenografo costumista. Attualmente vive e lavora a Gualdo Tadino, in provincia di Perugia.

Recuperando la critica provocatoria del movimento Dada e il graffiante cinismo della Pop Art, l’artista rivolge la sua attenzione agli oggetti, ai miti e ai linguaggi della società dei consumi. Vicino alla corrente internazionale e post-moderna del Neo Pop, miscela i simboli di culture diverse rimandando al graffitismo urbano, al mondo dell’underground, ma anche ai fumetti e al web design. Attraverso il linguaggio critico e ludico che lo caratterizza, anche la carrellata di personaggi e simboli che l’artista propone rappresenta un grande riassunto del secolo che ci siamo lasciati alle spalle, con le sue contraddizioni, con le sue star con il suo modo nuovo di vivere il pianeta. Nelle sue opere tutto sembra mescolarsi, ricombinarsi, riprodursi, nascondersi e riaffacciarsi seguendo il gioco delle possibilità o meglio, la legge statistica delle probabilità.

Ha preso parte a personali e collettive, esposizioni in città come Milano, Londra, Parigi, Los Angeles, Roma, Kiev, Firenze. Le sue opere sono esposte in diversi musei sia nazionali che internazionali e vengono apprezzate da collezionisti di tutto il mondo.

SULLA MOSTRA

«In cammino perenne, sfila compatta e abbarbicata a se stessa – spiega Catia Monacelli curatrice d’arte contemporanea – la grande macchina mistica popolata da Santi, Madonne e Martiri. È fermo, eppur si muove, l’esercito di pace, compresso nello spazio tempo della chiesa a unica navata e si dirige verso l’altare maggiore. Una liturgia dell’arte che si fonde con quella dello spirito cristiano e dell’anima dell’artista che si professa: redento, cattolico, credente e profondamente ispirato dalla bellezza della santità».

Elisa Polidori, storica dell’arte e co-curatrice della mostra evento a Gubbio, aggiunge: «Nell’istallazione di Piergiuseppe Pesce il protagonista stesso dell’opera è lo spettatore, colui che vi entra all’interno, che la vive, la modifica nel suo assetto originario, colui che, in questo caso, diviene parte stessa della processione seguendo in maniera composta gli altissimi protagonisti alla ricerca della redenzione, quella che l’artista tenta di comunicare in un linguaggio estremo e discusso, in cui la profonda religiosità si confonde con lo stereotipo e da esso cerca di divincolarsi per arrivare più avanti, là dove l’uomo con difficoltà aspira ad arrivare, perché in fondo, parafrasando Gibran, la vita è una processione: chi è lento la trova troppo veloce e si fa da parte, chi è veloce la trova lenta e si fa comunque da parte».