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Camorra e scommesse, l’Avellino sulla difensiva: “Club parte lesa”

Il classico fulmine a ciel sereno che scuote l’ambiente. Da questa mattina l’Avellino è costretto a fare i conti con lo scandalo del calcioscommesse legato ai clan della camorra per alcune partite di Serie B giocate nel maggio 2014.

Nell’inchiesta condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli sono coinvolti quattro ex calciatori biancoverdi, Armando Izzo e Maurizio Peccarisi (entrambi indagati ma non raggiunti da alcun provvedimento), Francesco Millesi e Luca Pini (agli arresti domiciliari), ritenuti responsabili di aver favorito determinati risultati per conto della camorra.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti favorita anche dal racconto del pentito Antonio Accurso, uno dei capi del clan Vanella Grassi di Secondigliano, le partite truccate sarebbero Modena-Avellino (1-0) e Avellino-Reggina (3-0).

“Siamo certamente parte lesa”, ha fatto sapere l’Avellino che, non raggiunto da alcuna contestazione al riguardo, attende in tutta tranquillità gli sviluppi sul caso. In Piazza Libertà sono fiduciosi: si tratta di ex calciatori ed inoltre in quella squadra militava Fabio Pisacane, nominato dall’ex presidente Fifa Joseph Blatter ambasciatore del calcio dopo aver denunciato una combine ai tempi del Lumezzane.

I dirigenti dell’Avellino fanno notare che si tratta di ex tesserati coinvolti nell’inchiesta e che alla società al momento non è stato contestato nulla.

Per altro solo Peccarisi era in campo in Modena-Avellino con Izzo e Millesi in panchina mentre in Avellino-Reggina non giocò nessuno degli incriminati, andarono in panchina Millesi e Peccarisi senza essere utilizzati.

Inoltre, fanno notare dal club, in quell’Avellino allenato da Rastelli che sfiorò l’accesso ai play off c’era Carlo Pisacane, testimonial del calcio pulito, difensore passato alle cronache perché quand’era alla Ternana denunciò una combine.

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