La misura cautelare è giunta al termine delle indagini – avviate nel 2002 dalla Procura della Repubblica di Nola, e successivamente coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Salerno – legate alla denuncia presentata da Aliberti per presunte attività estorsive di Casillo ai suoi danni. Infine, di accertare il pagamento da parte di Aliberti di circa 9 miliardi di vecchie lire in favore di Casillo, sulla base di accordi fiduciari tra i due.
Il Gico di Napoli ha ricostruito i passaggi di proprietà avvenuti nelle quote azionarie di Avellino e Salernitana, avvalendosi anche di intercettazioni telefoniche e perquisizioni, nelle sedi degli indagati e delle società.
Le indagini proverebbero anche l’avvenuto pagamento da parte di Aliberti di consistenti somme di denaro (circa 9 miliardi di vecchie lire) a favore di Casillo. Le indagini del Gico e della Dda, si sono concluse con la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di Pasquale Casillo, Aniello Aliberti, Anna Maria Ambrosio (moglie di Casillo), Emilio Ragosta (nipote di Casillo) e Francesco Del Mese. È stato invece condannato, con patteggiamento, a un anno di reclusione, Stefano Monachesi.
A seguito di questa bagarre, il sodalizio di via Cannaviello ha diramato immediatamente via web un comunicato stampa dichiarando: “ Questa mattina (ieri, ndr) è stato notificato alla U.S. Avellino S.p.A, nella sede amministrativa di Via Cannaviello, un provvedimento di “sequestro preventivo” delle azioni. Tale provvedimento, emanato dal Tribunale del Riesame di Salerno, è stato emanato nel corso di una procedura che vede completamente estranea e non coinvolta l’attuale proprietà, ma si riferisce bensì alla proprietà precedente. I legali della U.S. Avellino S.p.A sono già all’opera per far decadere quanto prima il provvedimento di “sequestro preventivo. Lo stesso provvedimento non prevede modifica alcuna degli attuali organi sociali”.