Calcestruzzi Irpini, sempre più pressante il rischio licenziamenti

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Il pubblico ministero presso il Tribunale di Avellino, Antonella Salvatore, ha rigettato l’istanza di sequestro preventivo della cava Sarno.

E’ di ieri la notizia di questo provvedimento: la circostanza che, presso la cava di Salza Irpina, ormai  a partire dal febbraio 2016, non sarebbe praticata alcuna attività estrattiva. Dunque secondo la locale procura, non ricorrono i presupposti per l’applicazione di un sequestro preventivo dell’intera cava, in quanto dagli atti acquisiti, emerge che il Genio Civile di Avellino, in ottemperanza alla sentenza del Tar di Salerno, emessa il 21 gennaio scorso, ha disposto la sospensione dell’attività estrattiva della Calcestruzzi Irpini, come peraltro risulta da sopralluogo effettuato.

Intanto, però, i ricorsi presentati al Consiglio di Stato dall’azienda e dalla Regione Campania non hanno ricevuto ancora nessun responso e, dopo tre mesi, l’azienda sarebbe costretta a ricorrere a eventuali misure di cassa integrazione se saranno mai concesse (eventualità di difficile realizzazione), o ai licenziamenti, ipotesi questa che sembrerebbe essere sempre più pressante.

La sentenza non arriverà a stretto giro, sono previste nuove mobilitazioni da parte degli operai.

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