Di seguito una lunga e polemica nota di Carmine Calvanese, già segretario del Circolo PRC “Nicola Filippone” di Calabritto, paese che si appresta a rinnovare il Consiglio comunale:
“A quattro giorni della presentazione delle liste la situazione è a dir poco preoccupante. Ancora una volta a Calabritto sta prevalendo la logica dei piccoli e miseri interessi di parte e a farne le spese sarà la comunità tutta. Questa campagna elettorale poteva, dico poteva poiché con 4/5 liste in campo il paese nel suo insieme ha già perso prima ancora di andare a votare, restituire un minimo di serenità e riaccendere una fiammella di speranza per un futuro migliore dopo anni ed anni di decadenza politica, economica e sociale. In queste settimane, dopo una partenza con un siderale ritardo, si è cercato di metter su un tavolo che coinvolgesse quasi tutti gli “attori politici” nostrani. Con le più disparate motivazioni, a volte in maniera strampalata, a volte legittimamente, a volte con una non tanto velata malafede, molte “personalità” si sono defilate, salvo poi, in alcuni casi, riapparire alla “garibaldina” senza peraltro motivare il ritorno. Tutti hanno partecipato, ma in pochi si sono prestati realmente affinché da quel tavolo uscisse una soluzione unitaria (dell’unità possibile), che portasse il paese a superare gli steccati personali, i piccoli interessi di parte e le rivalità nate, in alcuni casi, nella notte dei tempi. Ore ed ore di estenuanti discussione, senza peraltro toccare se non di sfuggita e solo per pochi minuti alcuni snodi programmatici. Addirittura più di qualcuno si è spinto a dire che i programmi sono tutti uguali. Purtroppo questa è un’amara costatazione, i programmi sono tutti uguali laddove sono solo uno sterile obbligo elettorale da allegare alle liste in sede di presentazione delle stesse. Questi sono stati i programmi attuati dalle vari amministrazioni che si sono susseguite nelle passate legislature ed il risultato è sotto gli occhi di tutti. Dal mio punto di vista, invece, il programma rappresenta un patto di sangue di chi amministra con la comunità, chi tradisce il programma tradisce la comunità e quindi per “indegnità politica” non dovrebbe più ricandidarsi a rappresentare il popolo. In un comune dove non esistono le sezioni ma solo i portatori di tessere ad Avellino ed a Nusco, in un paese dove i partiti ricompaiono per incanto solo nelle tornate elettorali, in un simile paese qualcuno ha avuto l’ardire di parlare di centro-sinistra, centro-destra. Fantomatici tentativi di legittimare l’illegittimabile: un sindaco che cambia casacca (da PD a UDC) e prende una poltrona (ASI), il resto dell’amministrazione (PD) che resta al suo posto senza muovere un dito salvo poi essere defenestrata a due mesi dalle elezione (cronaca di un film già visto pari pari nel 2001) e chiedere a sua volta la defenestrazione del ”traditore”, un altro gruppo che pur di seguire il Presidente nuscano cambia l’insegna della sezione ad ogni piè sospiro, passando in un batter di ciglia da Margherita – PD – UDC ed attraversando così di fatto tutto l’arco costituzionale (centro-sinistra, centro-destra, terzo polo). In un simile contesto con varie legittimazioni avellinesi si è cercato di porre in maniera stramba la questione delle liste politiche. Altro che tentativo di ricompattare il centro-sinistra, a Calabritto si è tentato in maldestramente di riesumare il pentapartito. Altri nel nome di una “personale coerenza” non sono disposti a fare nessun passo indietro e quindi a non aprire alcuna trattativa con chi ha amministrato il paese nelle passate legislatura. Altri ancora hanno bollato a priori tutto ciò che si cercava di costruire poiché ostacolava con la loro aspirazione personale, di unti dal Signore, di ambire alla poltrona di sindaco. In un simile contesto chi ha cercato e ancora cerca costruire un “progetto politico” unitario e credibile ha dovuto darsi più di un pizzicotto sulla pancia e tirare avanti. Chi come me per anni ha avversato politicamente le amministrazioni in campo, manifestando spesso forte dissenso, non ha esitato nemmeno un attimo a mettersi allo stesso tavolo con gli avversari di sempre in nome e per conte della difesa dell’interesse generale della nostra comunità. Siamo agli sgoccioli e, purtroppo, il fallimento generale è dietro l’angolo. Le 4/5 liste di nicchia non rappresenteranno una vittoria della democrazia, bensì la sconfitta della politica e soprattutto di chi ha avversato un certo modo di fare politica. A Calabritto è evidente il difetto di rappresentanza politica in cui versa il paese. Occorre ricostruire una classe dirigente che ridia credibilità alla politica e speranza alla gente. Queste elezioni avrebbero dovuto, e devono ancora, servire a sparigliare le carte senza ammazzare civilmente chi sin qui politicamente c’è stato, queste elezioni avrebbero, e devono ancora, servire a superare vecchi ostacoli e non a crearne altri, ancor più ingiustificabili. Queste elezioni dovevano e devono essere per tutti i cittadini di Calabritto l’anno zero, l’anno della rivalsa e di un nuovo inizio verso un futuro migliore. Quattro giorni sono pochi, spendiamoli bene e regaliamoci la speranza di un futuro migliore per la nostra terra e la nostra gente. Se così non sarà; dovendo scegliere tra le 4/5 liste, invito tutti i miei concittadini a NON ANDARE a votare, per mandare un messaggio forte e chiaro a chi curando solo il suo “piccolo orticello” ha voluto spaccare per l’ennesima volta il paese. Dicendo così, alla calabrittana maniera, a costoro “Adesso voi ve la cantate e voi ve la suonate”.
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