“Bono Vox, il mio incontro e le incredibili storie dei fan”

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DI STEFANO BELFIORE

Il 10 maggio 2023 sarà una data che non dimenticherò mai. In verità, il 10 maggio, già lo era. Da 31 anni a questa parte, da quando seguo gli U2, quel numero e quel mese si sono impressi nella mia mente. Il perché è semplice. Ricorre il compleanno di Bono Vox. Da quando uscì la notizia che sarebbe venuto al teatro San Carlo di Napoli per concludere il suo book tour “Stories of Surrender” , ho desiderato/sognato avere un nuovo punto di contatto con lui. Ovviamente non mi aspettavo il finale fiabesco che è andato ben oltre le mie aspettative. Ma, sin dall’inizio, ho percepito sempre una sensazione che qualcosa di grande sarebbe accaduto. Ed è così che è successo come nelle migliori favole.

63 ANNI E QUEL VINILE DI CARUSO
Sul surreale incontro in aeroporto, Irpinia News ne ha già parlato in modo esauriente ed esaustivo. Solo un dettaglio va aggiunto. Nel nome di quel sentore di cui parlavo prima, avevo in mente di fare un regalo a Bono. Il presentimento di poterglielo dare era fortissimo in me. Inizialmente la scelta ricade su due LP ed una bottiglia di vino rigorosamente irpino. Archivio quest’ultimo gift (complicato per portarmelo dietro e negli spostamenti veloci). Mi focalizzo sui vinili: pesco, in primis, dalla mia collezione (non uduica) un live del 1979 dei Joy Division (gruppo post-punk sul quale sia Bono che gli stessi U2 hanno maturato diverse connessioni, soprattutto nei loro esordi musicali e non solo…).

Sul secondo c’è un punto interrogativo. Avevo una traccia da cui partire: Bono è amante dell’opera lirica, come il papà Bob. Allora cosa prendergli in tandem al gruppo di Ian Curtis?. La risposta me la dà Angelino Lanzino, sosia italiano del cantante irlandese: “prendigli un disco di Enrico Caruso” – mi dice in una delle innumerevoli chiacchierate fatte prima della tappa napoletana. Così ho fatto: l’ho acquistato lo scorso 23 aprile. La scelta è risultata azzeccatissima. Ed ha assunto un valore ancor più importante perché concretizzatasi il giorno del suo compleanno: appunto il 10 maggio scorso, appena atterrato a Napoli. C’è una foto, fra le tante, che riguardo spesso in questi giorni: l’abbraccio naturale e spontaneo che mi fa a regalo ricevuto.

Estasiato sul vinile dei Joy Division, rimane definitivamente stupito da quello del tenore italiano. Lo osserva, poi guarda sorridente Gavin Friday, cantante/artista irlandese fondatore dei Virgin Prunes seduto nel van fuori l’aeroporto. Gli bisbiglia qualcosa (che sinceramente non comprendo) e gli consegna sorridente entrambi i dischi.

Che fine faranno, mi sono domandato poi? La risposta l’ho avuta 3 giorni dopo. L’ho rincontrato. Proprio così. Questa volta insieme a 150 fan che lo attendevano alle spalle del teatro San Carlo il giorno stesso della sua performance. Con l’umiltà che lo contraddistingue da sempre, si è fermato con ognuno di noi. Quando è toccato a me, oltre agli immancabili autografi su 2 preziosi vinili della mia collezione, gli ho fatto vedere dal mio cellulare la foto di quel momento. Gli ho ricordato il regalo di Caruso. E a quel punto Bono mi dice: “L’ho ascoltato nella mia stanza, I loved it. I’m really pleased, beautiful choice Caruso” (letteralmente tradotto: Mi è piaciuto. Sono davvero contento, bella scelta Caruso). Sentirsi dire queste parole, è ancora oggi vivere una seconda emozione, anch’essa inimmaginabile che conserverò sempre dentro di me.

NON C’E’ DUE SENZA TRE, MA….
Sarebbe difficile pensarlo. Stenterei anch’io a crederci. Ma a fine show partenopeo, l’ho ribeccato in aeroporto. Questa volta, però, il van che lo ospitava mi è passato accanto e non si è fermato. Qualora lo avesse fatto, gli avrei chiesto dello spettacolo e di questa experience napoletana. Non avevo più nulla con me da farmi firmare ad eccezione di qualche parte del corpo da poi immortalare con un tattoo. Ma ne riparleremo la prossima volta. Al prossimo incontro.

LO SHOW: CHI L’HA VISTO
Il reading musicale di Bono Vox è stata l’occasione per raccogliere, nel cuore di Napoli, l’intera family U2: i fan. Una reunion di tutto rispetto. Si è mosso il nocciolo duro, la frangia storica che è accorsa nel capoluogo partenopeo.
Una bandiera, nel vero senso del termine, è rappresentata dall’inesauribile Marco Colombo. Davvero incredibile e significativa la sua storia ed il suo legame con la band di Dublino: le volte che ha incontrato Bono ormai non si contano più, segue gli U2 dal 1984 e con quello del San Carlo arriva a quota 113 concerti assistiti finora.

“Rispetto agli spettacoli di New York visti qualche settimana fa – racconta – ho visto un Bono molto carico, a tratti anche emozionato, questo a testimoniare il suo forte desiderio di esibirsi in un teatro italiano e soprattutto in Italia, patria dell’opera e in qualche modo sua terra adottiva. Ancora più emozionante il fatto che abbia cantato due volte TORNA A SURRIENTO, la prima volta come da copione e la seconda volta, ancora più sentita dallo stesso Bono, perché dedicata al padre amante della lirica”. “Poche volte – aggiunge Marco – ho visto Bono non voler abbandonare il palco, l’altra sera era una di quelle serate che avrebbe continuato a suonare all’infinito e questo anche grazie ad pubblico estasiato, ma allo stesso tempo sempre molto partecipe e soprattutto pronto a dimostrare che, per noi fans, Bono non è un solo un cantante della rock band più importante al mondo, non è solo uno showman, non è solo un poeta, ma una linea guida nella vita di ognuno di noi”.

Non poteva mancare l’opinione di un altro fan di gran rilievo Emanuele Stringhini, proprietario del celebre Vertigo Bar (in via Orti a Milano) nonchè co-fondatore e co-autore della popolarissima trasmissione social “u2stories” fatta con il noto giornalista Andrea Morandi. “Bono ha messo a nudo le sue fragilità e il pubblico lo ha celebrato. Ci ha fatto ripercorrere la sua vita, il rapporto col padre, l’importanza della moglie Ali e il rapporto coi membri della band. Il tutto è avvenuto in una cornice senza precedenti. Possiamo dire che è lo spettacolo più bello a cui abbiamo assistito negli ultimi anni. E il pubblico mi è sembrato davvero felice, prima perché praticamente tutti lo hanno incontrato e dopo perché è stato protagonista di una performance clamorosa. È stato un sogno a occhi aperti”.

L’ultima tappa di Stories of Surrender condensa e mette insieme anche storie dall’importante carica emotiva. Come quella di un altro grande appassionato e cultore della band: Gerardo Luigi De Vivo. “Ho girato gran parte il mondo, conciliando spesso i concerti degli U2 ed incontrandoli più volte. Qualche mese fa ho sognato di stare con Bono in un teatro, davvero non sapevo che avrebbe fatto un concerto a Napoli. Poi, qualche giorno dopo, mi chiama un mio carissimo amico , dicendo Gerardo sai che Bono verrà a Napoli e si esibirà al San Carlo? Gli risposi, ma questa è davvero una gran notizia! Come per magia, riesco ad acquistare due biglietti , prenoto il volo e volo anch’io inseguendo questo sogno che in gran parte ho realizzato. Un giorno potrò dire anche questa volta c’ero”. “Gli U2 – continua – fino ad oggi sono stati la colonna sonora della mia vita. Nel maggio del 2006 io e mia moglie abbiamo perso un figlio. Il suo nome è Angelo. 17 anni dopo, invece di ricordare questo periodo come un racconto triste, abbiamo scelto di ascoltare il racconto di una vita, la vita di Bono”.

Un’altra interessante overview, letta e costruita su una bellissima dimensione prospettica, ce la offre e descrive Christian Baia, altro fan storico degli U2.

“Vedere lo spettacolo dall’alto della quinta balconata in posizione laterale è una prospettiva molto curiosa, quasi quasi sembra di essere quella ‘Fly on the wall’ la Mosca sul muro che tutto ascolta, tutto cattura come una spia. Hai la possibilità di cogliere tutti quei piccoli particolari che ti fanno capire come una perfetta organizzazione poi possa tramutarsi in uno show unico sul piano emotivo, come ad esempio riuscire a scovare tutti i gobbi su cui scorrono le battute di Bono o i piccoli segni a forma di L dove Bono avrebbe poi posizionato le sedie. Si, quelle sedie a cui Bono ronza intorno durante tutto lo show come loro hanno fatto durante tutta la sua vita. Non sono altro che le figure più importanti di essa. Dapprima una sedia sola ed unica. Ali, la sua Euridice, la sua salvatrice, il suo tutto. Poi le tre dove una si aggiunge man mano all’altra parlando dei suoi compagni Larry, Adam e The Edge. Segnali che lo aiutano a tenere il centro del palco come le persone a lui care lo hanno aiutato ad essere al centro della sua vita. Centro del palco dove conclude lo show. Alla sua destra suo padre Bob, alla sua sinistra sua madre Iris. È in mezzo a loro, nell’ombra che il ragazzo incontra l’uomo, In the shadow boy meets man, finalmente l’uomo può sostenere i suoi dolori con più serenità”.

“Aveva proprio bisogno di dircele queste cose Bono. E noi – conclude Christian che ha un unico rammarico: non aver assistito per un soffio al suo show preferito (ZooTv). – siamo qui a raccoglierle con gli occhi pieni di lacrime all’interno del teatro San Carlo. Si chiude un cerchio, altra figura perfetta”.