di Claudio De Vito – Non può finire così, con l’abbraccio collettivo tra squadra e tifosi nella notte dell’orgoglio al cospetto della Roma. Anzi bisogna ricominciare da qui perché gli uomini con la “U” maiuscola di Marcolini non hanno mollato. Solitamente le amichevoli pre-campionato servono a testare il grado di preparazione fisica abbinato alla verifica del livello di apprendimento delle idee dell’allenatore.
L’Avellino invece è un caso a parte e la sfida con la Roma gli è servita per superare a pieni voti la prova attitudinale. Un test che ha consegnato certezze sul piano della tenuta mentale in un momento caratterizzato da stress emotivo che Marcolini in prima linea è chiamato a razionalizzare il più possibile giorno dopo giorno.
Non è finita. Lo urla il fronte comune squadra-tifo che si è compattato durante l’intervallo al “Benito Stirpe”. Una scena da brividi, che ha emozionato tutti, anche i tifosi romanisti. D’Angelo e compagni hanno cercato il conforto della curva, si sono lasciati andare tra le braccia di chi ne ha compreso le difficoltà e apprezzato lo sforzo. I calciatori dell’Avellino cercavano la normalità attraverso la disputa di una partita di calcio e invece hanno trovato molto di più grazie al calore tributato da un pubblico che non li ha affatto abbandonati.
Loro hanno trovato la forza e la spinta che ci si augura anche la società, scaricata dalla tifoseria, abbia per battagliare nella causa di fronte al Collegio di Garanzia del Coni. E’ una continua corsa contro il tempo, un continuo attendere provvedimenti vitali per le sorti del club costretto nell’attesa ad incassare l’esclusione (questa definitiva) dalla Tim Cup. I margini per rimediare non sono ampi ma con le giuste chiavi si può riaprire il portone della B. Potrebbe farlo ancora una volta lui: Eduardo Chiacchio, pronto a ripensarci. Non è finita e non può finire così.