BLOG/ I rosiconi

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Pasquale Manganiello – C’è una categoria politica che va di moda ultimamente. Si dilata dal panorama nazionale a quello locale e si delinea in base ad un particolare sentimento che in modo edulcorato si potrebbe definire con il rodersi ed il consumarsi interiormente dopo una bruciante sconfitta.  E in effetti, chi rosica si rode lentamente, nel profondo, e non riesce a darsi pace. La “rosicata” è uno stato d’animo che non si esaurisce a stretto giro, ma va avanti a lungo e può durare settimane, mesi, addirittura anni. A Roma si dice “andarci in puzza”. Ultimamente sono molti ad essere andati in puzza dopo le batoste elettorali che si sono susseguite a stretto giro tra il 4 Marzo ed il 24 Giugno. La reazione spontanea dei rosiconi è quella di accusare chi ha vinto di non aver fatto ancora niente. Ci sono stati fenomeni che chiedevano perchè non fosse stato ancora fatto il reddito di cittadinanza quando il Governo non aveva neanche giurato.

E la stessa cosa sta capitando ad Avellino: Ciampi deve ancora insediarsi, non è stata ancora presentata la Giunta e, per alcuni scienziati, il suo governo ha già fallito. Se uno la guarda da questo lato, la cosa sembra imbarazzante. Ma se uno la guarda dall’altro, allora ci si rende conto che i rosiconi ci credono davvero. Non la sparano lì perchè non hanno di meglio da fare, sono davvero convinti che tutti i problemi di Avellino Ciampi li dovrà risolvere in due minuti. E fanno lo stesso errore degli sconfitti nazionali: non analizzano il perché di questo (loro) immane tracollo.

Prendo un esempio a caso: Giovanni Bove. Una persona perbene, preparata, che stimo. Se ne è andato con coraggio dal Pd, sbattendo la porta, denunciando una chiusura totale di quella classe dirigente, porcate su porcate, manifestando tutto il suo dissenso per un partito che ha completamente abbandonato lo spirito delle origini.

Bove, quindi, decide di sostenere convintamente i cinquestelle nella campagna elettorale del 4 Marzo. I pentastellati in città stravincono, il 4 Marzo è un’apoteosi gialla.

Il fondatore di Città ideale soltanto lo scorso 22 Marzo affermava riferendosi al Pd:

“Difficile rimanere dentro un partito che continua a preferire le clientele al merito. Come possiamo rimanere in un partito che ha perso la sua questione morale. Alle prossime Amministrative il Pd non presenterà nomi nuovi, noi vogliamo dare un’alternativa ai cittadini.”

E Bove che fa? Per combattere le clientele, dopo un paio di mesi si converte al demitismo e sostiene la lista dei popolari in coalizione con tutti coloro che pochi mesi prima aveva mandato a quel paese e che aveva accusato pubblicamente di essere stati “protagonisti dello scempio di questi anni”.

Sempre il 24 Marzo scorso, quindi non un’era geologica fa, lo stesso Bove non nascondeva i suoi timori in vista della tornata elettorale avellinese:

“Per le prossime amministrative si rischia un’accozzaglia di tutti quei candidati che hanno danneggiato la città”.

Benissimo! Accozzaglia che poi, puntualmente, ha sostenuto ignorando la portata storica del messaggio che i cittadini avellinesi avevano lanciato alle Politiche. Ma il meglio l’avvocato Bove lo ha dato in questi giorni, quando in una nota ha solennemente dichiarato:

“I grillini non rappresentano il rinnovamento perchè Ciampi non ha avuto il coraggio di dire ‘io mi dimetto’ per ritornare al voto”.

Signori, lo ha dichiarato veramente. Ora, o Giovanni Bove ha completamente perso la bussola politica consumandosi nel vortice del rosicamento o è stata sovrastimata, da parte mia, la sua obiettività.

Stracciare la tessera del Pd in nome del rinnovamento per buttarsi nelle braccia di De Mita dopo aver ammiccato ai 5stelle. Poi dici che uno perde. E, infine, rosica.

 

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