Pasquale Manganiello – La schiera dei detrattori è povera di argomenti e, come già scritto precedentemente, non lesina rosicamenti vari senza nessun tipo di pudore. L’opposizione si è già sfaldata il 25 giugno, ognuno fa gruppo a sé e non deve nulla a nessuno se non al suo elettorato personale. Avellino è reduce dal disastro di Paolo Foti e qualunque cosa fatta sarà rivoluzionaria rispetto al fallimento totale della precedente Amministrazione. Ma, nonostante la fievole consistenza che caratterizza l’altra parte della barricata, Vincenzo Ciampi non può concedersi nessun rallentamento. Ecco cinque buoni consigli non richiesti per il primo cittadino di Avellino:
1) Non deve mai aver mai paura di “cadere” perché è esattamente la loro paura, la paura di tutti i consiglieri eletti. E, soprattutto, si tratta di qualcosa di contagioso. Mostreranno spavalderia ma, intimamente, sanno di stare bene dove stanno.
2) Ciampi non deve arretrare: mai compromessi al ribasso. Chi firmerà per il commissariamento verrà travolto nella eventuale prossima tornata elettorale. Nessuno lo vuole, chi lo propone sta semplicemente concludendo l’esiziale operazione di scavo della sua fossa politica.
3) Attenzione alla sindrome Foti. Il contratto di Governo è con i cittadini, non con chi tira a campare.
4) Linea diretta con Roma. Avellino va tirata fuori dalle sabbie mobili e c’è assoluto bisogno di tenere accesa costantemente la filiera con sottosegretari, parlamentari e Governo. Ciampi dovrà incalzare e incalzare ancora.
5) Coraggio. C’è un muro da abbattere e gli attacchi preventivi di coloro che quel muro lo hanno costruito, mattone dopo mattone, clientela dopo clientela, sono il simbolo di un sistema agonizzante. Merito, trasparenza, legalità: tre mosse per il definitivo scacco matto alla vecchia politica che ha devastato la città. C’è sempre un nemico per la rinascita di Avellino e questo sindaco dovrà rispondere con forza ai suoi colpi di coda, quelli più disperati.
Non sarà facile. Ma neanche impossibile.