di Claudio De Vito – L’Avellino parteciperà per la sesta volta consecutiva al campionato di Serie B ma la domanda sorge spontanea: con quale futuro? Le prospettive non sono rosee perché manca quella progettualità che per certi versi ha consentito ai tifosi biancoverdi di ritrovare la B nel 2013 e di sfiorare il paradiso della A due anni dopo. Sembra trascorsa un’eternità. L’età aurea della restaurazione targata A.S. 1912 si è fermata sulla traversa del Dall’Ara. Da allora in poi, alcune crepe si sono aperte nel progetto generando insofferenza nell’ambiente.
Ora Walter Taccone si ritrova a fare i conti con la sesta iscrizione al torneo cadetto. Le scadenze sono alle porte ma saranno onorate, seppur a fatica. Entro domani, 26 giugno, bisognerà attestare alla Covisoc l’avvenuto pagamento di stipendi e contributi per i mesi di marzo, aprile e maggio. Il mancato rispetto di tale termine può essere contestato dall’organo di vigilanza federale entro il 30 giugno e sanzionato con un punto di penalizzazione. L’eventuale carenza può essere sanata entro il 6 luglio: l’iscrizione verrebbe effettuata con l’handicap del -1 in classifica ai nastri di partenza della stagione 2018/2019. Non sembrerebbe il caso dell’Avellino.
Sempre entro il 26 giugno inoltre andrà depositata presso la Covisoc una dichiarazione che attesi l’avvenuto pagamento di eventuali debiti, scaduti alla data del 31 marzo, nei confronti di società affiliate a Federazioni estere (il caso Trotta di due anni fa per il quale l’Avellino rischiò di non iscriversi e, successivamente, un punto di penalizzazione). Entro il 30 giugno invece andrà presentata la domanda di ammissione al prossimo campionato corredata dalla richiesta di rilascio della Licenza Nazionale e dalla fideiussione dall’importo di 800mila euro.
E qui si ferma il dovuto per il rispetto dei criteri economico-finanziari: in tutto il patron dell’Avellino dovrà sborsare 2.233.000 euro. In un calcio moderno sempre più funestato da fallimenti e problemi finanziari anche l’iscrizione al campionato fa notizia. Piuttosto non lo è più la costante ricerca di soci in grado di garantire al club uno stato di salute accettabile. E considerando le esperienze di approcci congelati e trattative saltate ad un anno a questa parte, oramai si è persa la speranza circa un riassetto societario.
Ci si chiede quale sia il futuro dell’Avellino dopo che Walter Taccone ha escluso categoricamente la vendita del club per la totalità delle quote, nonostante la stanchezza gestionale esternata di recente sulla scorta dei sacrifici economici compiuti dal suo gruppo. Ancora, ci si chiede se l’esposizione debitoria possa spingere nel tempo l’Unione Sportiva 1912 nella condizione in cui il Cesena versa ora. Uno scenario raccapricciante che il clima di diffidenza generale alimenta nell’immaginario dei tifosi.
L’iscrizione è una certezza ma il futuro resta un’incognita. L’Avellino parteciperà al suo sesto torneo di B, ma il fiatone registrato lo scorso 16 marzo alla scadenza relativa al pagamento degli stipendi di gennaio e febbraio potrebbe ripetersi minando la serenità all’interno e all’esterno della società. A confortare almeno c’è l’assenza di processi sportivi in corso d’opera dopo due anni di ansie e paure nelle aule federali romane. Non certo l’assenza di garanzie sulla programmazione che ha raffreddato l’entusiasmo, incendiato lo scetticismo e messo l’accento sulla fine di un ciclo.