Il caso Bitonto-Picerno congela la Serie C: l’inizio può slittare a ottobre

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di Claudio De Vito. La sentenza d’appello sul caso Bitonto-Picerno non arriverà oggi né tantomeno domani come inizialmente previsto, ma la prossima settimana. Entro mercoledì 16 settembre si dovrà necessariamente conoscere il destino delle due formazioni condannate in primo grado: i pugliesi con cinque punti di penalizzazione nello scorso campionato che premierebbero il Foggia per il salto in C, i lucani con la retrocessione all’ultimo posto sempre nella passata stagione.

Quanto basta per aggiungere altro caos ad una Serie C già alle prese con lo stato di agitazione dell’Assocalciatori sulle liste a 22 e sul minutaggio pronto a sfociare in sciopero alla prima giornata di campionato. Che a questo punto rischia seriamente di non andare in scena il 27 settembre al di là delle rimostranze dell’AIC, ma proprio a causa della pronuncia del secondo grado endofederale sulla presunta combine accertata in primo grado dal Tribunale Federale Nazionale.

Si pone innanzitutto una questione gironi relativa alla posizione del Picerno. Se la Corte Federale dovesse confermare il giudizio del TFN, allora la squadra rossoblu potrebbe presentare domanda di riammissione sgomitando con Rende e Bisceglie retrocesse ai playout. Se invece in appello dovesse addirittura arrivare l’esclusione dal campionato 2020/2021 di entrambi i club che la Procura Federale aveva chiesto e per la quale inoltrerà ricorso, allora si procederebbe al ripescaggio sulla base dell’apposita graduatoria guidata dalla Pianese.

Un rompicapo che al momento non consente al presidente Francesco Ghirelli di fissare una data per la composizione dei gironi e la presentazione dei calendari, destinati a slittare direttamente alla settimana successiva alla sentenza d’appello, ovvero quella che sulla carta dovrebbe condurre alla prima giornata del torneo. Troppo poco il tempo a disposizione, anche perché dopo la pronuncia di secondo grado il Consiglio Federale dovrà ufficializzare il completamento degli organici.

Ecco allora che si fa strada l’inizio al 4 ottobre, salvo complicazioni legate alla protesta dell’Assocalciatori che darebbe vita ad un clamoroso slittamento-bis all’11 ottobre. Uno scenario impensabile, che la Lega Pro non può davvero permettersi, avendo già condensato il calendario in un arco temporale ristretto rispetto al passato con otto turni infrasettimanali da disputare.

In tutto ciò l’Avellino resta alla finestra. Uno slittamento al 4 ottobre, vigilia del gong per la sessione estiva di calciomercato, farebbe comodo a Piero Braglia alle prese con lo stop agli allenamenti per i tre casi di Covid e con una rosa ampiamente incompleta. Il rovescio della medaglia però è rappresentato dall’operazione Emanuele Santaniello, adesso non più imminente alla luce dell’allungamento dei tempi del processo sportivo per il Picerno. L’Avellino avrebbe già un accordo di massima con l’attaccante.

I biancoverdi tra l’altro non potranno nemmeno anticipare il ritorno in campo in gara ufficiale, dal momento che non disputeranno la Coppa Italia. I criteri per l’ammissione alla competizione pubblicati lo scorso 2 settembre dalla Lega Pro infatti non lasciano scampo ai lupi, fuori dalle 27 partecipanti della C. Al posto del Siena non iscritto dovrebbe esserci l’Arezzo per effetto della classifica ponderata del girone A 2019/20, della quale tener conto in caso di sostituzione di una squadra. A poche ore dal sorteggio del tabellone, previsto alle 15, non sono previste rinunce nel girone C della scorsa annata: ne servirebbero un paio per consentire all’Avellino per entrare in gioco il 23 settembre, data del primo turno. La vittoria del Bari in finale playoff avrebbe premiato la Virtus Francavilla avanti con il piazzamento ponderato.