“Ringrazio il Presidente Tropeano per l’accesa risposta al mio comunicato, ma ci tengo a precisare che il mio non è stato un attacco all’Ato, ho semplicemente posto una serie di interrogativi e temi che hanno trovato conferma proprio nella risposta del Presidente dell’Ato. Ho semplicemente cercato di distinguere due questioni entrambe legate alla gestione della frazione umida dei rifiuti. E’ inutile arrabbiarsi o lanciare invettive, la programmazione e governo del ciclo integrato dei rifiuti è in capo all’ATO, e ciò significa che Tropeano deve supervisionare sull’intero ciclo dei rifiuti. Non si può programmare la gestione dell’umido, né scegliere le dimensioni del nuovo biodigestore se prima non si risolve il problema del biodigestore di Teora”.
Lo afferma il deputato del MoVimento 5 Stelle, Generoso Maraia, in un dettagliato comunicato stampa:
“La stessa ATO nell’attacco al sottoscritto ammette che il Biodigestore di Teora è bloccato. Ampliamento per 7 milioni di euro bloccato per responsabilità di IrpiniAmbiente, e che consentirebbe di coprire un terzo del fabbisogno dell’intera provincia”, prosegue Maraia.
“Quindi questo dimostra che l’ATO dovrà scegliere di realizzare un nuovo biodigestore che copra i restanti due terzi. Se, infatti, corrisponde a 45 mila tonnellate annue il fabbisogno totale, le 12 mila tonnellate per Teora equivalgono a quasi un terzo; quindi il nuovo biodigestore dovrà avere una capacità di smaltimento per una quantità superiore a 35 mila tonnellate.
Le mie riflessioni, almeno, son valse a far chiarezza su questi punti, ma non meritavano una reazione così scomposta, in quanto non è di sicuro responsabilità del sottoscritto se dal 2016, anno del bando regionale, ancora oggi dura la telenovela su dove costruire il nuovo biodigestore. Non ammetto l’arroganza di chi è in difetto e pretende di distorcere la comunicazione degli altri; sono fermamente convinto che occorra non solo un biodigestore, ma anche una cartiera e tutti gli impianti di riciclaggio e recupero necessari per creare un ciclo integrato dei rifiuti rispettoso dell’ambiente e delle tasche dei cittadini.
Apprezzo la chiarezza fatta da Tropeano sulla recente disponibilità del sindaco del comune di Savignano, quando afferma che “L’Ato non ha deciso di allocare alcun impianto per il trattamento dei rifiuti a Savignano Irpino piuttosto che nella valle del Cervaro“. Ma non poteva essere diversamente, in quanto bisogna vagliare le disponibilità dei comuni al bando regionale del 2016, anno in cui non era presente alcuna proposta relativa a Savignano. Ciò non toglie che quando si parla di Savignano ed Ariano si proponga di costruire e realizzare solo impianti di smaltimento rifiuti o parchi eolici. Lo sviluppo economico non passa attraverso queste proposte o almeno non per come sono state gestite finora.
Mi piacerebbe condividere con Tropeano l’idea della opportunità di realizzare di tutti gli impianti necessari, ma individuando aree industriali facilmente accessibili, e distribuendo il carico ambientale in modo equo in tutta la provincia e non solo nella Valle del Cervaro. Ariano e soprattutto Savignano fanno la loro parte con due megadiscariche, quella di Savignano da 22 Ettari. Anche queste sono state presentate ai cittadini come posti di lavoro, ed invece ancora aspettiamo i soldi delle compensazioni ambientali e quelli per le bonifiche delle vasche ultimate.
Intendo, quindi, porre l’accento su una questione direttamente collegata al problema della gestione della frazione umida dei rifiuti. Né io, né tanto meno i cittadini irpini, abbiamo bisogno di lezioni sul ciclo integrato dei rifiuti, fermo a percentuali ridicole di raccolta differenziata e con costi esagerati sia per le famiglie che per le imprese. Il fallimento della programmazione e governo del ciclo integrato dei rifiuti in provincia di Avellino è sotto gli occhi di tutti, lungi da me voler attribuire tutte le responsabilità a Tropeano. L’ATO non è certo l’unico responsabile, ma, di sicuro, uno dei attori della gestione del rifiuto, insieme a Provincia, IrpiniAmbiente e Comuni, essendo un ente amministrativo che ha come suo obiettivo programmare e governare tutta la filiera dei rifiuti, dalla raccolta all’individuazione degli impianti nei quali trattare, recuperare e riciclare i rifiuti, fino allo smaltimento in discarica.
Tralasciando gli insulti gratuiti, nella risposta di Tropeano vengono così confermati molti dei miei dubbi ed emergono importanti risposte per i cittadini irpini da Savignano fino a Teora. L’ATO conferma quello che ho appreso grazie ad un confronto con il Sindaco di Teora in merito alla gestione dell’umido. Io sono abituato a documentarmi e a confrontarmi con gli amministratori locali, cosa che non ha fatto né la Regione né la Provincia di Avellino, né gli altri soggetti coinvolti nel governo dei rifiuti. Proprio questa mancanza di trasparenza e confronto con le comunità locali ha prodotto il fallimento della procedura di individuazione di un luogo adatto ad ospitare un biodigestore. Un fallimento che costa tanto alle famiglie e alle imprese, e Tropeano chieda loro quanto costa in bolletta la gestione IrpiniAmbiente. Non serve essere un esperto per capire che ci vogliono impianti per l’umido, per la carta, la plastica, o altri materiali, perché solo in questo modo potremmo risparmiare più di 5 milioni di euro spesi per portare i rifiuti al Nord”.
“Tropeano – dice ancora il deputato irpino – sa meglio di me che questa tratta dei rifiuti non è opera dello Spirito Santo, né colpa dei cittadini di Chianche che non vogliono l’impianto, è una volontà perseguita in modo scientifico per far lievitare i prezzi e aiutare le imprese impegnate nel trasporto a guadagnare sempre più. Come si spiega che siamo fermi al 50% di raccolta differenziata da sempre? Lo spiego io: perché se la differenziata va troppo bene, ciò significa che i quantitativi di rifiuto da portare in discarica diminuirebbero, e quindi anche i profitti delle aziende private impegnate nel trasporto in discarica o dell’umido a Padova.
“Colgo l’occasione per invitare Tropeano a un tavolo di confronto pubblico, perché uno dei principali problemi è rappresentato dalla modalità con cui i singoli sindaci decidono senza confrontarsi con i cittadini e gli amministratori dei paesi limitrofi”.
“La gestione del ciclo integrato dei rifiuti deve essere trasparente e condivisa con i cittadini se l’obiettivo è quello di far crescere la raccolta differenziata e diminuire i costi della bolletta, la più alta in Italia, con il contributo di tutti i soggetti istituzionali e di tutti i cittadini”.