Basket, l’irpino Antonio Iannuzzi brilla in A2 Silver: “Avellino, sono pronto”

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Antonio Iannuzzi
Antonio Iannuzzi

Campioni in fuga. E’ la storia di Antonio Iannuzzi, ragazzone di 2.08 metri che ad aprile prossimo compirà 24 anni, fresco vincitore del premio dalla LNP di miglior giocatore del mese di marzo.

Il cestista originario di Cesinali, oggi centro della Paffoni Fulgor Omegna, ha vissuto un grande mese di marzo, dove ha viaggiato a 23,5 punti e 8 rimbalzi a gara, con il 61% dal campo e il 64% dalla lunetta.

E’ il primo giocatore italiano ad aggiudicarsi il riconoscimento tra gli atleti in questa stagione di A2 Silver; nelle 4 gare disputate ha sempre superato i 20 punti nell’indice di valutazione FIBA, a dimostrazione di una grande continuità di rendimento.

Iannuzzi ha battuto la concorrenza di giocatori del calibro di Kenneth Hasbrouck, Josh Greene, Erik Rush, Williams Mosley, Darryl Jackson e dell’ex Scandone Doum Lauwers.

Cresciuto cestisticamente ad Avellino, a 15 anni Iannuzzi era già aggregato alla prima squadra della Scandone Avellino allenata all’epoca da coach Andrea Capobianco. Poi, neanche 18enne, la decisione di lasciara la sua Cesinali, l’Irpinia per tentare la carta dei ‘pro’ a Siena, a casa della corazzata Mens Sana. Poi Matera, Ferentino fino all’approdo alla Fulgor Omegna in questa stagione dove ha firmato un biennale.

Ad Antonio abbiamo voluto fare alcune domande su quella che è stata la sua carriera sinora, i suoi sogni e le ambizioni.

Ciao Antonio e complimenti per il premio di Mvp di marzo. Per te è il primo vero riconoscimento di una vita di sacrifici e tanta fatica…

“Sì, in effetti si tratta di una piccola soddisfazione personale che corona così un lungo cammino cominciato molti anni fa dalla scelta di lasciare la famiglia, gli amici, la mia casa, per trasferirmi armi e bagagli a Siena. Ero giovanissimo, avevo 16 anni, non è stato facile ma grazie all’aiuto e alla vicinanza della mia famiglia sono andato avanti. Questo riconoscimento in parte premia anche i sacrifici dei miei familiari. Sono molto legato a loro, così come agli amici che ho ad Avellino. E’ anche grazie a loro se oggi sono qui. Cerco di essere presente anche se Verbania e Avellino non sono proprio vicine…”.

Su di te gli occhi delle squadre di A2 Gold e Serie A. Ti senti pronto per il salto di categoria?

“E’ chiaro che dipende da quelle che saranno le scelte di ogni singola squadra. Non mi dispiacerebbe riuscire a strappare la curiosità di qualche team di Serie A, di confrontarmi con giocatori più forti, con un basket totalmente diverso. Sì, arrivasse la chiamata non ci penserei due volte… Fisicamente però devo ancora migliorare. Di certo non sono ai livelli di un Lechthaler, ho ancora tanta strada da fare ma credo di poter dimostrare di essere anche un buon cambio e di potermela giocare alla pari con tutti, anche in categorie superiori”.

Quali i tuoi obiettivi e quelli della Fulgor?

“Quest’anno l’obiettivo della squadra era quello di arrivare ai playoff. Siamo un gruppo giovane, ben amalgamato, costruito anche in prospettiva della prossima stagione. Qualche passo falso di troppo ci impedisce di entrare però nella seconda parte di stagione. Oggi lavoriamo a testa bassa per cercare di migliorare partita dopo partita”.

Nel cassetto, però, il sogno di giocare un giorno per Avellino…

“E’ il sogno di tutti i ragazzi della provincia irpina che giocano a basket. Sono cresciuto al Pala Del Mauro, non dimenticherò mai le prime esperienze con la prima squadra allora allenata da coach Andrea Capobianco. Tornare al Palazzetto come giocatore sarebbe una emozione unica”.

Cosa è successo alla Scandone Avellino in questa stagione?

“Credo che le difficoltà siano nate dal fatto che quest’anno si è puntato su un gruppo costruito quasi interamente da zero. Ripartire da una nuova squadra è sempre cosa difficile, mettere insieme giocatori, ancorché tutti professionisti, ma che non hanno mai giocato insieme può a volte creare qualche piccola difficoltà”.

A chi ti ispiri? Chi è il tuo modello?

“Non ho un modello di giocatore ma mi piacciono molto talenti come Pau Gasol e Tim Duncan. Sono due fuoriclasse, lontani anni luce dall’esplosività atletica dei centri moderni in Nba ma tecnicamente secondi a nessuno”.

Grazie Antonio e… in bocca al lupo!

“Crepi…”.

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